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  • Rocco Scotellaro

    Rocco Scotellaro

    Rocco Scotellaro nacque a Tricarico (Matera) nel 1923 e morì a Portici nel 1953: una vita brevissima, ma intensa di incontri e di azione, una vita percorsa dal fremito della poesia, che rappresentò insieme l’esterno e l’interno, la rivolta e la stasi, il pubblico e il privato. Il cantore dei contadini, il sindaco poeta morì precocemente, dopo essersi allontanato dalla sua terra, senza poter né riannodare il filo con il bugigattolo del suo paese né raccogliere le sue opere, tutte pubblicate postume. Studiò nel convento dei cappuccini di Sicignano degli Alburni e alla Badia di Cava. Frequentò il Liceo prima a Matera, poi a Potenza. Giovanni Russo, suo compagno degli anni potentini, lo ricorda nell’inverno del 1939, “rosso di capelli”, dal volto illuminato sempre da un grande sorriso: “scrivevamo su un settimanale del Sud; qui facevamo le prime prove, io come letterato e giornalista e Rocco come critico”.  Nel 1942, alla morte del padre, si trasferì a Roma per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Ma frequentò poco l’Università: fu iscritto poi a Napoli e a Bari, senza mai finire gli studi. In quegli anni di guerra, maturò le sue scelte politiche: nel 1943 si iscrisse al partito socialista (PSIUP) e nel 1946 fu eletto sindaco di Tricarico. Poco prima aveva conosciuto Carlo Levi a Potenza, in occasione delle elezioni politiche per la Costituente. Negli anni delle rivolte contadine, Scotellaro si impegnò per il riscatto sociale della sua gente, convinto che si preparassero tempi nuovi per il Mezzogiorno. Così in questi versi raccolti postumi da Franco Fortini e dedicati alla vedova di Gianni Novello, il contadino caduto sulle barricate di Montescaglioso: […]
    È caduto Novello sulla strada all’alba,

    a quel punto si domina la campagna,

    a quell’ora si è padroni del tempo che viene,

    il mondo è vicino da Chicago a qui

    Nel dopoguerra Rocco Scotellaro vide nel Partito Socialista il mezzo ideale per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini di cui i governi si erano sempre poco occupati.
    Avendo vissuto l’infanzia e lunghi anni dell’età adulta in un centro rurale, era ben conscio della situazione disumana in cui sopravviveva la civiltà contadina: le carenze alimentari e igienico-sanitarie, un caporalato spietato e intransigente, l’estrema e costante povertà.
    Avendo fatto suoi le indicazioni e i consigli del padre, pur continuando gli studi (prima a Napoli, poi a Bari) inizia un’intensa attività sindacale che sfocia nell’iscrizione al Comitato di Liberazione Nazionale e al Partito Socialista e nella fondazione della sezione tricaricese del suddetto partito.
    Nel 1946, all’età di ventitré anni, diventa sindaco di Tricarico e nello stesso anno incontra per la prima volta Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, che Rocco indicherà come suo mentore. Nel dopoguerra partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della Riforma Agraria del Sud e in modo particolare della Basilicata.
    Sua caratteristica principale in ambito politico fu  la volontà di coinvolgere la popolazione per la soluzione dei problemi, come dimostra la fondazione dell’Ospedale Civile di Tricarico, nel 1947, realizzato con il contributo economico e umano dei cittadini, tra cui il vescovo dell’epoca, Raffaello delle Nocche.
    Nel 1950 venne accusato di peculato e rinchiuso per quaranta giorni nel carcere di Matera, da cui uscì per l’intelligenza e l’integrità dei magistrati potentini che lo scagionarono e il fraterno intervento di Carlo Levi, che riuscì a dimostrare la completa innocenza del giovane amico, vittima delle macchinazioni e delle calunnie. Fu a questo punto che Scotellaro decise di partire: accettò un impiego presso l’Osservatorio di economia agraria di Portici e lasciò per sempre il suo paese
    A causa di questa vicenda, unita alla delusione scaturita dalla non elezione a livello provinciale, abbandona l’attività politica per dedicarsi maggiormente a quella letteraria.
    All’Osservatorio Agrario di Portici, compie ricerche e studi sociologici e comincia un’inchiesta sulla cultura e sulle condizioni di vita delle popolazioni del sud per conto della casa editrice Einaudi. L’indagine venne  interrotta per la morte improvvisa di Scotellaro a Portici, il 15 dicembre 1953, stroncato da un infarto, a soli 30 anni.
    Tutte le opere letterarie  di Scotellaro sono strettamente collegate alla società contadina a cui orgogliosamente diceva di appartenere.
    Gran parte degli scritti e delle composizioni di Scotellaro furono pubblicate postume, anche grazie all’impegno e all’interessamento di Levi e Rossi-Doria, e valsero all’autore lucano diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio e il Premio San Pellegrino, entrambi nel 1954.
    L’ambito letterario in cui Scotellaro si dimostrò più prolifero fu la poesia (con oltre un centinaio di composizioni), ma fu autore anche di un romanzo “L’uva puttanella”, un’inchiesta “Contadini del sud”, un’opera teatrale “Giovani soli” e diversi racconti, raccolti nell’opera “Uno si distrae al bivio”.

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