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  • PISSING INTO THE WIND

    Edmonton oct.4 2015

    pissing

    Ai giorni nostri, per molti aspetti simili all’epoca in cui si sperimentava un profondo senso di sfiducia verso la vita,il progresso e la ragione, in cui il “pensiero debole” ha il sopravvento su ogni ideologia e il relativismo prevale in ogni strato sociale, il rapporto fra persone di età diverse si è sensibilmente modificato. Non c’è più il contrasto d’identità visto che i più anziani e quelli più giovani sono consapevoli del crollo di ogni ideologia assoluta; c’è però una certa incapacità di comunicare, dovuto soprattutto al profondo gap socio-culturale. In questo clima, tipico di una società fortemente fondata sul conformismo, dove non saper twittare è considerata una nuova forma di disabilità, essere “diversi” rischia allora di diventare pericoloso perché incute paura e la paura, se non la si guarda in faccia, fa confondere. Così un pantalone rosa può divenire oggetto ripetuto di scherno, un’improvvisa balbuzie motivo di derisione. Fino a liquidare come “bravata” la disgustosa idea di inserire una persona dalla fragile personalità in un bidone della spazzatura o quella di legare un disabile ad un albero e pubblicarne le foto su Facebook per amplificare la portata dell’umiliazione inflitta. La vera differenza, insieme alla piena coscienza di sé e di ciò che è stato, non si raggiunge con il riso canzonatorio, bensì solo fronteggiando l’ostacolo di un confronto ad occhi aperti, indispensabile alla matura definizione di sé e alla proposta seria di un ‘contrario’ che sia davvero realizzabile. In questo gioca un ruolo importante il progresso tecnologico che sembra consistere nella espropriazione del “ricordo”e della storia che ha proclamato, a sua volta, il trionfo della cultura del nullismo in un mondo di servi e sonnambuli. L’universo della tecnica e della razionalità ha avuto come risposta un’irrazionalità diffusa e per questo del tutto impotente. La cultura dello scherno e l’abitudine a deridere il mondo dei meno giovani non sono che le armi attraverso le quali i trentenni pensano di difendersi da un passato che è rimasto loro estraneo e che di conseguenza avvertono come minaccia all’affermazione del loro essere. Il vuoto di valori, la mancanza di certezze e di punti di riferimento, non può far altro che creare aridità, indifferenza, inettitudine nel migliore dei casi. Beffarsi del mondo dei più “vecchi” consente ai più giovani di crogiolarsi nella convinzione, del tutto illusoria, di aver conquistato una ‘differenza’ reale con la generazione passata. Non basta demolire le tesi altrui con l’uso della retorica. Come non basta far crollare i castelli in aria degli altri, ma, come insegna l’amato Socrate, alla pars destruens deve succedere una pars construens. Cercando di dare un senso a questo testo, mi è tornato in mente un pittore belga morto nel 1949, James Ensor che sentiva la necessità di ricorrere al colore puro per manifestare un simbolismo non più teso al sublime e al misterioso, ma calato nella ‘commedia umana’ . I suoi dipinti, dai toni violenti e squillanti, sono satire dell’ideologia piccolo borghese, dominato dalla menzogna, dalla pochezza degli argomenti e dalla morte spirituale,da cui riprendeva i personaggi trasformandoli in maschere beffarde. Con la sua pittura, riusciva ad aggredire il perbenismo del suo tempo rivelando, dietro la facciata della rispettabilità, i segreti dell ‘inconscio di classe: la superstizione,il vizio,la paura della vita e della morte, non solo fisica, e del diverso. Questa farraginosa componente pseudo-formativa è sopravvissuta ed è arrivata a colpire le nuove generazioni che hanno sviluppato un metodo di lettura della realtà: “Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”. Non rappresentano una gioventù disillusa perché, nonostante tutto continuano a credere nei propri inespressi ideali, in maniera passiva e astratta. Le utopie non sono morte, sono solo scadute e puzzano di latte andato a male.
    Così il problema delle nuove generazioni sembra proprio quello di trovare un adeguato mezzo per comunicare con la generazione che ha preceduto la loro. Il male di vivere è una sensazione tanto sconosciuta ai “vecchi” quanto impetuosa e incontrollabile nei “giovani”. I quali per mezzo del sarcasmo che conferisce l’illusione della superiorità, al contrario dell’ironia che costringe a mettere in discussione chi la pratica, i giovani tentano di sottrarsi alla responsabilità di un confronto maturo con il passato. Moltissimi anni fa..ancor prima della nascita di Cristo, Diogene di Sinope, girovagava per le città con una lanterna accesa,in pieno giorno, affermando che servisse per cercare l ’ uomo.. ..la stella più grande. Una famosa pagina del pensatore tedesco Nietzsche,inizia così: “Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino,corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: cerco Dio!Cerco Dio! ?” Sembra un segno di follia decidere di accendere una lanterna quando attorno c’è la luce piena del mattino,ma in realtà anche il mondo di oggi comincia a sentire l’esigenza di riaccendere una nuova luce proprio quando tutto attorno è illuminato. La luce che viene dal secolo dei “ lumi ” ,dalla ragione,dalle scienze, non appare più sufficiente per il nostro cammino… Sarebbe il caso di poter avere una volta tanto una certa lungimiranza.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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