Vancouver oct 22 2015
“L’Amata, le montagne, le boschive valli solitarie, le isole inesplorate, i fiumi gorgoglianti, il sibilo dei venti innamorati, O boschi e fitte selve, piantati dalla mano dell’Amata! O prato verdeggiante di bei fiori smaltato, ditemi se qui lei è passata! Perché, avendo questo cuor piagato, poi non l’hai sanato? E avendolo rubato, perché me l’hai lasciato e non cogli la preda che hai rubato? Se d’oggi in poi al prato non fossi più veduto né trovato, direte che mi son perduto, che, errando innamorato, volli perdermi e venni conquistato.”
Così, insieme ai versi di San Giovanni della Croce, attraverso le sacre Montagne Rocciose in un giorno indimenticabile di una ottobrata canadese chiamata “indian summer”. Un corvo sta volando attraverso degli alberi sempreverdi ondulanti perché un po’ brilli e un sole immobile. Non si tratta di un miraggio né di conseguenze d’altra natura. Vi sono molte icone e riconoscibili monti nelle Rockies canadesi. Alcuni sono facilmente riconoscibili per la loro inimitabile forma, la loro immensità o per la loro solitaria presenza sovrastante le vicine terre. Questi spettacolari paesaggi sembrano fatti per i giganti più che per gli uomini comuni, data la bellezza mozzafiato che li caratterizza. Spaziando tra due fusi orari, l’Ovest canadese è un enorme parco dei divertimenti all’aperto per gli appassionati di escursioni, arrampicate, sci e per chi ama l’adrenalina. Fin dall’antichità la foresta era considerata “santuario”, un luogo naturale e sacro in cui più forte si avvertiva la forza della natura, indipendente dalle gesta e dalle abitudini umane, un potente elemento intermedio fra la terra ed il cielo, un collegamento costante dalle radici che affondano nel terreno e nel mondo sotterraneo brulicante di vita e materia, alle cime più alte degli alberi che sfiorano l’alto, il respiro dell’aria, la volta del cielo, lo spirito. Prima di arrivare nei pressi di Jasper, un’inaspettato incontro con il Big Horn delle Montagne Rocciose. La pecora o Bighorn, che significa in inglese grosso corno, abita solo sulle Rocky Mountains, dove riesce a sopravvivere grazie alla sua straordinaria agilità. I maschi misurano circa un metro e ottanta di lunghezza, più una dozzina di centimetri di coda. Pesano attorno ai 175 chili, di cui 25 per le sole corna che misurano attorno ai settanta centimetri di lunghezza. La distanza tra le punta delle corna è di 50 centimetri, mentre alla base si toccano. Il peso delle femmine è invece di circa 140 chili. Esso ha un corpo tozzo, con testa grossa. Ha un mantello molto morbido, ma non presenta lanugine. La lunghezza dei peli non supera i 5 centimetri con un colore grigio-bruno. Le femmine e gli agnelli si radunano in branchi, mentre i maschi vivono da soli o tutt’al più in piccoli gruppi, tranne che nella stagione degli amori dove raggiungono le femmine. A giugno o luglio, le femmine partoriscono di solito un solo piccolo, raramente due. Questo animale è un abile arrampicatore, che al primo segnale di allarme si rifugia sulle alture e se gli sembra che il pericolo sia vicino emette un particolare suono nasale, che rappresenta un segnale di fuga per i compagni. Svegliarsi la mattina (anche non all’alba) con le montagne negli occhi. Lontano migliaia di km dal mare di Ulisse, in un paesino dal nome particolare “Clearwater” Acquachiara e in compagnia di due cerbiatti e la carissima amica di sempre, Laurel Ozarko. Le canadian rockies sono uno spettacolo assoluto: chi ama la montagna, il trekking, i picchi mozzafiato, i fiumi di montagna, i laghi dai colori smeraldo, trova qui la meraviglia e l’estasi. Alte e impervie fin sulla costa dell’Oceano Pacifico, e molto estese in senso est-ovest, le montagne ostacolano la circolazione dei venti dal mare verso l’interno, e anche lo spostamento di persone e di merci: tanto che i primi esploratori e coloni della costa occidentale nord;americana vennero da sud, dal Messico, e da nord, dalla Russia; solo molto più tardi, nel 19° secolo, quelli che venivano da est trovarono modo di valicare regolarmente le montagne. Ed eccoci a Vancouver! Un esempio, dove natura e uomo convivono in perfetta armonia. I grattacieli di questa piccola Manhattan sembrano estendersi come le dita di una garbata lady verso le montagne a nord, e seguendo i suoi crinali verso est, dove nasce il sole, riescono a toccare la vetta del Mount Baker, che con i suoi oltre 3 mila metri sembra proteggere la città e i suoi abitanti. Ed ecco l’Oceano. Un mare pacifico e protetto. Un mare pescoso e freddo. Un mare che accarezza la città e ne assume talvolta i colori, assorbendone di notte la luce. L’arcipelago è formato da un’isola principale di 32.261 chilometri quadrati. Tutto intorno ci sono una miriade di satelliti tra cui le Isole del Golfo e le Discovery. Vancouver Island è la più importante isola del Canada e prende il nome da Gorge Vancouver, ufficiale britannico della Royal Navy, che per primo la esplorò tra il 1791 e il 1794. Oltre alla gioia per gli occhi, c’è anche quella per l’anima. Qui, al massimo, la temperatura può scendere d’inverno a 5 o 6 gradi. E se si guarda verso le montagne si vede la neve, che non sembra vera in questa prospettiva vancouveriana. Vancouver non è solo bella esteticamente, è un cocktail che non si può non amare. E’ certamente una delle città più vivibile al mondo. Questo grazie alla sua modernità, ai grattacieli di vetro e ferro che non oscurano mai la bellezza selvaggia della sua natura canadese.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik