Pasquale Festa Campanile nacque a Melfi, in provincia di Potenza, il 28 luglio 1927, figlio di Raffaele Festa Campanile e di Olga Pappadà. Nel 1936 si trasferisce a Roma, assieme alla famiglia. Nella capitale comincia a lavorare come giornalista e critico letterario. Nel 1947diventa redattore della rivista La Fiera Letteraria, nel 1948 riceve il premio letterario La Caravella e nel 1951 il premio Marzotto per il giornalismo. In questo periodo, si dedica anche alla radio e, in seguito, alla televisione. Scopre il mondo di Cinecittà come sceneggiatore in Faddija – La legge della vendetta (1949) di Roberto Bianchi Montero e ritorna nel mondo del cinema nel 1955 per il soggetto e la sceneggiatura de Gli innamorati di Mauro Bolognini, pellicola che vinse il Nastro d’argento. Nel 1956, collabora alla realizzazione di Poveri ma belli di Dino Risi. Nel 1957 pubblica il suo primo romanzo, ispirato a episodi autobiografici, La nonna Sabella, che gli vale i premi Re degli amici e Corrado Alvaro. Il libro desta curiosità nell’ambiente del cinema, tanto che Dino Risi ne realizza un film che avrà anche un seguito l’anno successivo (La nipote Sabella), diretto da Giorgio Bianchi. Successivamente arrivano anche sceneggiature di pellicole prestigiose quali Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo di Luchino Visconti, La viaccia di Mauro Bolognini e Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy, per le quali mette, momentaneamente, da parte la letteratura. Dal 1963 passa alla regia, girando con alterni risultati numerosi film, spaziando dal drammatico alla commedia all’italiana, dalla satira al film in costume. Il suo esordio registico è Un tentativo sentimentale (1963), diretto assieme a Franciosa, con il quale dirige, in seguito, anche Le voci bianche (1964). La costanza della ragione (1965), tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, è il primo film in cui è accreditato come unico regista. Dirige altri film come le commedie all’italiana La matriarca (1968), con Catherine Spaak e Jean-Louis Trintignant e Il merlo maschio (1971) con Laura Antonelli e Lando Buzzanca. Nel 1973 realizza Rugantino, trasposizione cinematografica dell’omonimo musical di Garinei e Giovannini, con Adriano Celentano come protagonista. Celentano sarà protagonista anche in altri film del regista come Qua la mano (1980) eBingo Bongo (1982). Dal 1975 in poi ritorna alla letteratura pubblicando altre opere narrative, alcune delle quali sono state poi da lui stesso adattate per lo schermo: tra queste, La ragazza di Trieste, Il ladrone, Conviene far bene l’amore. Per amore, solo per amore (Premio Campiello 1984) è stato invece portato sul grande schermo da Giovanni Veronesi nel 1993. Dirige nel 1976 Il soldato di ventura, con Bud Spencer e Enzo Cannavale, in cui viene riletta in chiave ironica la disfida di Barletta e Autostop rosso sangue nel 1977, con Franco Nero e Corinne Clery, un film insolito della sua carriera, unthriller che non fu esente da censure, in particolare all’estero. Torna alla commedia con Come perdere una moglie e trovare un’amante (1978), con Johnny Dorelli e Barbara Bouchet. Il corpo della ragassa (1979), con Lilli Carati e Enrico Maria Salerno ottiene un discreto successo ma alcuni critici hanno contestato la regia e sceneggiatura, oltre alla recita della Carati.
Negli anni ottanta, Festa Campanile si dedica anche al delicato tema dell’omosessualità in Nessuno è perfetto del1981, con Renato Pozzetto e Ornella Muti, nel quale i due interpretano una coppia, ove la Muti recita il ruolo di uomo che, in passato, decise di cambiare sesso. Un altro film sulla stessa tematica è Più bello di così si muore (1982), con Enrico Montesano nel ruolo di un travestito. Il petomane (1983) è una delle sue commedie più note, ispirata alla vita dell’artista francese Joseph Pujol, noto come “Le Pétomane”, nel film interpretato da Ugo Tognazzi. Il regista muore a Roma all’età di 58 anni. È stato sposato con la pittrice Anna Salvatore e, per un certo periodo, è stato legato sentimentalmente alle attrici Catherine Spaak e Lilli Carati.