Beaumont sur Mer Gen 18 2016
Forse è il caso di smetterla di pulire con scopa e paletta, è arrivato il momento per gli Amanteani di togliere la fascia a questo “sindaco” e alla sua maggioranza ed iniziare a presenziare agli eventi, governare la nostra città e tutelare i nostri cittadini, che da anni, continuano a spendersi per la crescita e lo sviluppo della comunità e del territorio. Un altro dei fenomeni preoccupanti dei rapporti fra il cittadino e l’amministrazione pubblica, è quello della richiesta o offerta di compensi (spesso a mezzo di intermediari) per ottenere dei servizi dovuti, dei favori legittimi, o caso più diffuso, dei favori illegittimi. Ecco che si affaccia il dramma della corruzione elettorale dove la colpa in fondo è del corpo elettorale, non educato, che baratta così nobile ufficio col vile e incosciente di appoggiare il favorito o il prepotente; è del popolo, che si dimentica la ragione del suo diritto, per asservire sé e la cosa pubblica alle ambizioni, alle pretese, agl’interessi personali; di questo passo in tutti i comuni d’Italia si andrà allo sfacelo. Non meraviglia la forte volontà di pochi (troppo pochi) nel combattere contro questa immonda fungaia della corruzione come sistema che consente il perpetuarsi di vincoli, di cordate e compromessi anche elettorali. Già, perché il sistema di corruttela per essere efficiente deve avere una sua stabilità che può essere assecondata soltanto da una continuità amministrativa e gestionale. Insomma, è facile comprendere come il cittadino tenuto in uno stato costante di bisogno economico, sociale e culturale, si rivolga per necessità al potente di turno non potendo in alcun modo rivendicare i suoi diritti presso gli uffici pubblici, tenuti in mano da vincoli burocratici e consorterie di partiti e di affari. Il cittadino diviene cliente del potente di turno che, da dominus romano, ne dispone liberamente elargendogli, a piacimento e discrezione, i suoi favori. Non c’è da stupirsi se gli stessi pochi cittadini, riflettendo sul caso di una povera pensionata che chiede di ottenere la pensione, evidenzino come la donna sappia bene che accettando la proposta della intermediazione illecita, per corrompere il funzionario di turno, essa compia un fatto immorale e illecito; ma con sommo realismo evidenziano come questa signora non abbia scelta, benché abbia un diritto, sia in fondo il soggetto più debole rispetto al mostro di una burocrazia tentacolare e fuori da ogni controllo. La donna paga per ottenere un rapido disbrigo della pratica che altrimenti sarebbe sempre l’ultima, fuori posto o mancante di qualche documento; paga per evitare questo prolungarsi dello stato di sofferenza materiale e psicologico, violando però il suo senso morale e l’ordine legale. Non si vuole giustificarla, anzi si ritiene che faccia molto male; soprattutto perché, ripetendo questo caso per mille e centomila si finirebbe, così com’è stato, per invadere tutti gli uffici pubblici di richieste o offerta di compensi. Anzi, con questo breve scritto si vuole esprimere un giudizio allarmato sul rischio di una illegalità dilagante nella pubblica amministrazione affermando che questo caso delle pensioni, può essere ripetuto per qualsiasi altro atto, per qualsiasi affare piccolo o grande che sia. Oggi che lo stato è divenuto gestore diretto o indiretto di una serie interminabile di enti, l’occasione di traffici indebiti è centuplicata. La consapevolezza dell’antico male della corruzione elettorale come modo di conquista del voto, della corruttela quale sistema con cui amministrare il potere pubblico; si arriva così facilmente alla collaborazione con il male affare. Alla bassa ‘Ndrangheta, tradizionalmente dedita allo sfruttamento delle attività minute, lecite e illecite, che quotidianamente si svolgono nelle piccole città come nelle grandi, si affianca, dominandola, l’alta ‘Ndrangheta che sapientemente è diventata portatrice di preferenze elettorali e abile intermediaria di appalti tra gruppi privati e amministrazioni pubbliche e di concessioni; non meno violenta della prima, che ne è divenuta il braccio esecutivo, ma molto più scaltra e potente in virtù del controllo che esercita sul territorio e sulla vita pubblica urbana. Il disinteresse per il cittadino, da parte delle amministrazioni pubbliche, che è sotto gli occhi di tutti e che ha caratterizzato gran parte della classe politica italiana almeno dal secondo dopoguerra, si è accentuato oggi che i parlamentari vengono nominati e non eletti perché non c’è voto di preferenza e chi entra a Montecitorio o a Palazzo Madama acquisisce quel ruolo in virtù della sua collocazione in lista, quella che ha voluto il segretario del suo partito. Nessun merito nel successo, nessuna campagna elettorale alla “vota Antonio”, come insegnava il principe Totò con la gustosa piece del candidato, quando i voti si dovevano conquistare, uno ad uno, non solo nei confronti dei partiti alleati ma anche dei compagni di lista, per poter rientrare nel numero dei seggi assegnati. A pioggia, questo atteggiamento si riverbera anche sul modo di gestire la cosa pubblica nelle piccole collettività. Da quando si è insediata questa Amministrazione, le sono state rivolte una serie di domande che riguardavano e riguardano tutta la comunità: sulla gestione dello “Studio tecnico” e sulla conferma del suo discusso dirigente responsabile, la notizia è di pochi giorni fa; sull’assunzione del pensionato padre del sindaco “a costo zero”. Quest’ultimo ha esercitato il ruolo di segretario comunale per moltissimi anni; all’assegnazione, nepotisticamente, del mitico progetto del ponte sul fiume Colongi. Alcune di questi quesiti venivano estesi alle autorità competenti e forze dell’ordine: l’appropriazione indebita di beni demaniali presso Coreca; i cancelli abusivi sulla strada che attraversa il villaggio turistico “Trevi Village; l’alquanto dubbia assegnazione da parte degli Uffici Demaniali, dei lotti estivi sulle spiagge di Amantea. Delle decine di domande, alla data odierna, nessuna risposta è giunta alla cittadinanza. Una dimostrazione di dissenso contro queste malefatte potrebbe essere quella di scegliere di ritrovarsi in piazza, tutti assieme. Potrebbe essere una imperdibile occasione per sottoscrivere idealmente un “patto ” per il bene di Amantea, che dovrebbe far sentire naturalmente impegnati quanti amano questa città e vogliono vederla “liberata” dalla prepotenza amministrativa e dalla criminalità, dall’arroganza della corruzione, dalla volgarità dell’illegalità. Quando si parla di legalità non ci si riferisce solo al rispetto di norme imposte dall’alto, ma alla pratica quotidiana di regole condivise. La legalità è un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune, antitesi al degrado morale, sociale e istituzionale che mina le fondamenta del vivere civile, anche del rilancio culturale di una città che merita di tornare a sorridere.
“Di fronte a tutti i pericoli, di fronte a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, tutti i frazionisti, tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, una volta di più, la capacità del popolo di costruire la propria storia”.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik