Beaumont sur Mer
Prima di cominciare a scrivere questo breve testo sul Mare di Ulisse, mi sono rivolto alla protettrice dell’intelligente e valoroso guerriero, Atena, conosciuta anche con il nome di Athena. Era la dea vergine della città di Atene. Era anche la dea della sapienza e della guerra, ma a differenza di Ares, dio della guerra sanguinario e distruttore,lei non pretendeva violenza dai suoi protetti (Achille, Ercole e Ulisse) ma azioni di riflessioni e tatticità. Nei dipinti e nelle statue è facilmente riconoscibile grazie all’armatura, composta dall’elmo, la lancia, la corazza e lo scudo con su inciso Medusa. Altro elemento di riconoscimento è la civetta che è il suo animale sacro. Atena nacque dalla testa di Zeus, dopo che quest’ultimo aveva inghiottito la sua prima moglie Metis. Il nome “Atena” non è greco e deriva come la maggior parte delle parole in –ene, probabilmente dalla lingua cretese. Si racconta che per diventare protettrice di Atene, entrò in competizione con Poseidone. Ciascuno dei due avrebbe fatto un dono agli Ateniesi e questi avrebbero dovuto scegliere quale fosse il migliore. Poseidone piantò al suolo il suo tridente e dal foro ne fuoriuscì una sorgente. Questa avrebbe dato loro sia nuove opportunità nel commercio che una fonte d’acqua, ma l’acqua era salmastra e non molto buona da bere. Atena invece offrì il primo albero di ulivo adatto ad essere coltivato. Gli Ateniesi scelsero l’ulivo, e quindi Atena come patrona della città, perché l’ulivo avrebbe procurato loro legname, olio e cibo. Era opportuno, penso, conoscere la protettrice del nostro Eroe, sinonimo di avventura e insaziabile curiosità. Suo è il “desiderio del mare aperto” e degli orizzonti infiniti che abbiamo ereditato. In questo suo mare riusciamo a sognare altri lidi, altra gente, altre culture. Mentre la luce del sole va scomparendo, la fantasia prende il sopravvento e il suo viso ci appare nei bagliori dell’acqua. Il vero nome del nostro eroe era Odisseo, nome dal significato formidabile che gli fu assegnato dal nonno Autolico, motivandolo come “odiato dai nemici” che suo nonno si era procurato, e furono tanti, e da coloro che si farà lui per il primato della sua mente, “futura cagione di molte invidie”. Odysséus deriverebbe dal verbo greco odýssomai, “odiare”, “essere odiato”, quindi significherebbe “Colui che è odiato”, ma fra i possibili significati dobbiamo citare “collerico” o addirittura “il piccolo”, quest’ultima definizione si adatterebbe alla sua statura, non altissima. All’immortalità anonima Ulisse preferì un’esistenza mortale degna dell’eroe, coronata dal ricordo: è sempre pronto ad affrontare ogni fatica, ogni sofferenza pur di ritornare e ritrovare se stesso, a proteggerlo ci sarà lei, Atena, dea dell’intelligenza, costantemente al suo fianco. Paladino della mêtis, l’astuzia, Ulisse inaugura l’eroe nuovo, non più espressione di forza e di nobiltà, ma un uomo che deve trovare in sé le risorse per superare le mille difficoltà che il fato riserva; uomo della vita, che mai rinuncerà all’esperienza come strumento di conoscenza. Vincente sarà la sua intelligenza, garanzia del nostos (il ritorno), un emblematico viaggio verso la conoscenza e la ricerca di se stesso. A noi dovrebbe esser “dolce naufragar” in questo Suo mare. Nel mare di Odisseo, personaggio complesso, moderno, di certo non tutto di un pezzo come Achille. Odisseo conosce momenti di panico di istintiva paura, è esitante a volte incosciente racchiude in sé tutte le contraddizioni dell’animo umano. Talvolta è prudente ma in altre circostanze mette a repentaglio la vita delle persone a lui più care. Il suo ritorno lo consacra vero simbolo dell’umanità per la sua inappagabile curiosità per l’indomabile volontà di sopravvivere anche quando tutto è perduto, “il tempo è il medico delle umane tristezze”. E poi, per il suo coraggio nell’affrontare prove disumane, per il pensiero costante del ritorno, della sua terra, dell’amata distante. La sua è l’avventura di tutti noi che ci immergiamo cantando:
“Che il Mediterraneo sia
Quella nave che va da sola
Tra il futuro la poesia
Nella scia di quei marinai
E quell’onda che non smette mai
Che il Mediterraneo sia.”
Gigino A Pellegrini & G el Tarik