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  • Mimmo Calopresti

    Mimmo Calopresti

    Mimmo (Domenico) Calopresti nasce a Polistena in provincia di Reggio Calabria il 4 gennaio del 1955. Arriva a Torino dalla Calabria a otto anni di età: il padre, sarto, vi si trasferisce nei primi anni Sessanta per fare l’operaio alla Fiat. Mimmo frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Torino, abbandonata prima di arrivare alla laurea.

    È uno dei protagonisti della stagione dei filmakers torinesi che, tra cinema e video, tra cortometraggio e documentario, attraversano tutti gli anni Ottanta. Dapprima lavora alla Blood Video dell’amico Claudio Paletto, poi nel 1985 con lui fonda la West Front Video, cui fanno riferimento altri videomakers come il fratello Beppe (Pé) e gli amici Marco Bonvino, Peter Freeman, Massimo Gea. I suoi primi lavori, spesso firmati collettivamente, sono presentati e premiati nei festival “storici” del cinema indipendente, da Salsomaggiore a Torino, a Bellaria, per poi passare in alcuni festival stranieri: Madrid, Stoccarda, Monaco, Barcellona. Per l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico realizza nel 1985 il video A proposito di sbavature che vince il primo premio al Festival Cinema Giovani di Torino; nel 1993-94 due ampi documentari video sulle lotte operaie negli anni della guerra:1943 La scelta e Pane pace e libertà 1943-1945. Nel 1991 gira per la Rai Paolo ha un lavoro e l’anno dopo Paco e Francesca. L’esordio sul grande schermo avviene nel 1995, quando realizza La seconda volta, con Valeria Bruni Tedeschi (che sarà poi una delle sue “attrici feticcio”), Marina Confalone e Nanni Moretti. La sceneggiatura si aggiudica il Premio Solinas e la pellicola, che racconta dell’incontro fra una vittima delle Brigate Rosse e un’ex brigatista, viene presentato nella Sezione Ufficiale del Festival di Cannes.

    Calopresti è molto attivo con ruoli diversi anche nel campo della produzione, specie con la Bianca Film, e interpreta come attore diversi film, diretti sia da lui, sia da altri.

    Nel 1998 realizza il film La parola amore esiste, sempre con Valeria Bruni Tedeschi e Marina Confalone, affiancate da Fabrizio Bentivoglio, Massimo Bonetti e Gérard Depardieu. Il film vince il Nastro d’Argento come Miglior Soggetto Originale.

    Nel 1999 firma il documentario per la TV Tutto era Fiat, seguito nel 2000 da Preferisco il rumore del mare .

    Nel 2001 è chiamato a far parte della giuria del Festival di Cannes. Negli anni successivi si cimenta anche come attore in tre film: Le parole di mio padre di Francesca Comencini, tratto dal romanzo di Italo Svevo La coscienza di Zeno, La felicità non costa niente, accanto a Vincent Perez, Valeria Bruni Tedeschi, Francesca Neri e Laura Betti, e nell’opera prima da regista di Valeria Bruni Tedeschi, È più facile per un cammello….

    Nel 2003 viene nominato direttore dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio; nel 2006 realizza il documentario Dov’è Auschwitz, e nello stesso anno esce nelle sale Volevo solo vivere che Rai Cinema ha prodotto in collaborazione con lo USC, Shoah Foundation Institute di Steven Spielberg.

     

    Nel 2004 fa parte della giuria al Festival di Venezia nel 2004; e nel 2007 dirige L’abbuffata, di cui cura anche il soggetto.

    Nel luglio del 2008 la sua città natale, Polistena, ha intitolato l’annuale Festival del Cinema “Preferisco il rumore del mare” consegnandogli per il secondo anno consecutivo il Premio Cultura Cinematografica Città di Polistena.

    Lo stesso anno alla Mostra del Cinema di Venezia, ha presentato il documentario La fabbrica dei tedeschi, sull’incidente di Torino alla fabbrica Thyssen Krupp.

    Nel 2009 presenta il documentario La maglietta rossa, dedicato alla finale di Coppa Davis del 1976, e all’acceso clima di polemiche, che stava per spingere la squadra italiana a boicottare il match a Santiago del Cile; e a come, proprio per la finale, il tennista Adriano Panatta improvvisò una curiosa forma di protesta contro la dittatura di Pinochet…

    Nel 2010 collabora alla sceneggiatura del nuovo film di Mario Monicelli, La nuova armata Brancaleone.

    Grande maestro del genere documentaristico, con un’attenzione alla cronaca italiana, Mimmo Calopresti è per la normalizzazione delle facce, ma non delle vite. Ama raccontare le storie di quei personaggi decadenti, che siano un po’ carichi di rancore, ma che abbiano avuto un’esistenza interessante e vera.

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