Beaumont sur Mer 16 gen 2017
In Amantea, dopo la squallida fine dell’Amministrazione comunale, è partita la gara, in primis, da parte di tutti i membri della Giunta, di scaricare sugli altri la responsabilità dei disastrosi 2 anni della loro gestione. Una volta si diceva, almeno in spagnolo “passare il morto all’altro” (echar el muerto al otro). Questa frase, che si ripete ancora in varie parti del mondo, proviene dal Medioevo e ha una curiosa spiegazione: nei feudi all’interno dei quali venisse trovata una persona morta per cause non naturali, agli abitanti del feudo veniva imposto di pagare una tassa al signore del feudo per aver “ucciso” uno dei sui lavoratori. Quando si trovava un individuo morto rapidamente ci si metteva d’accordo, si caricava su un mulo o su di un carro per trasportarlo nel feudo più vicino. E così ci si vedeva esonerati dal pagamento del contributo. È innegabile che esiste una forte tendenza a dare sempre la colpa agli altri. Scaricare la colpa sugli altri è il fondamento di fenomeni come il complottismo, il populismo, l’antipolitica, il razzismo, nonché del malessere sociale. Si tratta, ovviamente, di un espediente per crearsi nemici immaginari ed attribuire a loro la colpa di tutto: in questo modo ci si libera dalla fatica di dover comprendere la realtà, nonché ci si libera dalle proprie responsabilità dando la colpa ad altri. La diffidenza, il sospetto, la rissosità che permeano e inquinano i rapporti tra le persone, le accuse che acriticamente e in modo stereotipato uno schieramento rivolge all’altro, la negazione della possibilità di un dialogo che non si traduca in un alterco o pubblico dileggio, accompagnata dalla proiezione sistematica sull’altro delle responsabilità di programmi disattesi, dimostrano quanto gli aspetti, appunto paranoicali, siano operanti nel tessuto sociale attuale. Questo ‘virus della paranoia’ è già in azione, circola nella vita di questa città , amplifica la diffidenza fra i comuni cittadini che, a loro volta, ricambiano diffidenza e sospetto. Un atteggiamento in qualche modo parte della natura italiana, ma che in condizioni di anche parziale difficoltà, si traduce rapidamente nella sua forma patologica: la paranoia. E allora sono i politici che ingannano, mentono, che ignorano il risultato delle elezioni, che governano non per la collettività ma solo, esclusivamente, per il proprio tornaconto.. Sebbene questa storia oggi ci giunge come un divertente racconto, è certo che l’abitudine di scaricare le responsabilità sugli altri è rimasta nel tempo. Un amico canadese mi ripeteva sempre: “Se hai commesso un errore e sorridi significa che hai già individuato su chi scaricare la colpa”. Gli effetti sono devastanti, in quanto: si evita di risolvere problemi o di trovare la loro vera causa, si creano e si alimentano problemi immaginari, si indottrinano i cittadini, attraverso i vari sparaballe, con informazioni false, si diffonde odio e ignoranza, si invita implicitamente a comportamenti pericolosi, ecc.. Se la massa non è cosciente di come stanno le cose, è improbabile che prema per la risoluzione di determinati problemi o che sia essa stessa parte della soluzione. In realtà questo meccanismo di dare la colpa agli altri non produce mai qualcosa di utile, sembra che gli unici frutti sicuri siano la diffusione di odio e di disinformazione, nonché il distogliere l’attenzione dai veri problemi e/o dalle loro vere soluzioni. A questi signori e signore risulta abbastanza difficile assumere la propria quota di responsabilità, molte volte non è neppure un processo malsano o cosciente ma piuttosto avviene per oscuri e complicati intrichi di credenze e forme di pensiero automatiche. Davanti agli occhi degli Amanteani è palese la “cialtroneria di quelli che hanno partecipato al disastro amministrativo e che in questi giorni stanno cercando disperatamente di rifarsi una verginità. Ma se il peccato è chiaro e di una “gravità inaccettabile” additare la sola sindaca può anche essere solo una operazione di facciata.. Con la nascita di miriadi di società attorno alla spartizione dei fondi da consegnare alle sempreverdi “cooperative” i servizi, ci sono stati più costi che benefici e nessun vantaggio per la città. Basta girare per le strade di Amantea con gli occhi semiaperti. I “due sindaci” avranno le loro colpe e le loro “incapacità” ma per più di due anni tutti i membri della Giunta, nessuno escluso, hanno alzato la mano come scimmiette ammaestrate, per assecondare le scelte scellerate dell’Amministrazione. Eppure sempre leggendo le cronache, diverse cosucce erano state nascoste. Sotto il tappeto storie, neppure tanto vecchie, di fatti noti che hanno raccontato e raccontano di soldi spariti, cartellini timbrati impropriamente, ‘appaltini’ dati miracolosamente, soldi stornati verso fantomatici ponti, assunzioni per meriti speciali, concorsi taroccati, e tanto altro ancora. Sempre ‘Si’ e ‘Sissignore’. Una vera e propria “banda di onesti Robin Hood moderni”. E’ il solito teatrino locale che però non farà più ridere nessuno. Migliaia di Amanteani ne hanno le tasche piene di questi “padroni”. Le vicende di questi ultimi 2 anni dimostrano tutti i limiti di questi apparentemente sprovveduti in “Rosa” , il cui moralismo, agitato come una clava contro tutto e contro tutti, ora ritorna indietro come un boomerang. Una cosa è certa, Il fallimento della Giunta Sabatino è reale.. E’ il fallimento di una “classe dirigente far locca” nel suo complesso. Per due anni la festicciola ha fatto comodo a tutti quelli che ne hanno fatto parte. Credo però che chiunque scelga di omettere le proprie responsabilità serva a crearsi una nuova verginità politica, mentre nei fatti è chiaro che quelli che oggi si dissociano pensano di riproporsi agli Amanteani per il futuro, con qualche punto di sutura e un po’ di chirurgia plastica a coprire le loro malefatte.
“Che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.”
(Italo Svevo)
Gigino A Pellegrini & G el Tarik