L’architetto e designer Gae Aulenti nacque a Palazzolo dello Stella in provincia di Udine il 4 dicembre 1927. Gaetana è il nome che le fu imposto da una nonna terribile, “ ma in casa sono sempre stata Gae». Figlia di una tipica famiglia borghese del Sud, suo padre era nato ad Acri in provincia di Cosenza . Famiglia formata da professionisti, intellettuali e piccoli proprietari terrieri. Dopo Palazzolo dello Stella la famiglia si trasferì a Biella. La giovane Gae passò i primi anni di scuola in Collegio a Torino e Firenze. “Appena ho potuto ho scelto Milano e il Politecnico”. Vittorio Gregotti, suo coetaneo, la fece arrivare come redattore alla rivista Casabella di Ernesto Nathan Rogers, tempio dell’italian style. Si laureò tardi, a 32 anni. L’anno dopo, nel 1960, diventa assistente presso la cattedra di Composizione architettonica di Giuseppe Samonà e inizia una carriera eclettica e versatile. Cosmopolita. Con il suo tratto inconfondibile segna restauri di musei, allestimenti di mostre e di scenografie teatrali. Trasforma la Gare d’Orsay di Parigi nel museo degli Impressionisti e progetta il Musée d’art moderne al Centre Pompidou, ristruttura le Scuderie del Quirinale a Roma e Palazzo Grassi a Venezia, ridisegna Piazza Cadorna a Milano, crea il museo di arte catalana a Barcellona e il museo di arte contemporanea a Istanbul.
Suoi oggetti cult: la lampada Pipistrello e il dondolo Sgarsul. Tra le opere più recenti, il museo di arte asiatica di San Francisco. Straordinari e spettacolari le soluzioni antisismiche: la struttura portante poggia su enormi rocchetti di rame e gomma tanto che il palazzo può resistere a un terremoto di grado 8,3 oscillando su se stesso di un metro e mezzo senza danni, risultato fondamentale se si pensa alle ceramiche e porcellane esposte).
Designer di grido della Fiat e dell’Olivetti, diventa scenografa diLuca Ronconi al laboratorio di Prato, costumista per il Wozzeckdi Alban Berg alla Scala, musa di Karlheinz Stockhausen (scene e costumi per la prima del Donnerstag aus licht) e alla fine viene promossa “interior decorator” di casa Agnelli. Ha sistemato la casa di Leopoldo Pirelli a Portofino ma anche quella in città diBettino Craxi, allora leader in ascesa. Restaurò e trasformo in polo culturale Palazzo Branciforte di Palermo. Se le si chiedeva quale fosse il suo odore preferito, quello più inebriante, non aveva nessuna esitazione • Al Musée d’Orsay lavorò dall’80 all’87. La ristrutturazione le ha reso importanti riconoscimenti tra cui la Legion d’Onore. Ma ha suscitato anche furiose polemiche tra gli addetti ai lavori. Il concorso era stato vinto dagli architetti Bardon, Colboc e Philippon, ai quali in un secondo momento fu imposto di collaborare con l’architetto Aulenti che a Parigi godeva già di solida fama e di importanti amicizie. Con indiscutibile dinamismo,Gae Aulenti s’impadronì di fatto del lavoro, imprimendo il suo marchio su ogni dettaglio. Ridisegnò tutto lo spazio sotto la grande volta di vetro, inventò l’arredamento, i mobili, le vetrine, i piedistalli, le panchine, le sedie e le casse dell’ingresso, al punto che ci fu chi l’accusò di essersi soprattutto preoccupata di valorizzare il suo lavoro più che le opere esposte. Perfino il presidente della Repubblica François Mitterrand, che a quanto si dice caldeggiò apertamente la sua partecipazione, se ne rese conto: “Mi sembra che la decorazione abbia preso il sopravvento sul contenuto”, commentò visitando il museo qualche tempo prima dell’inaugurazione. Ancora oggi, quando si parla del Musée d’Orsay, si evoca solo il nome della Aulenti e non quello dei tre colleghi. • Alla fine degli anni 90, riprogettando a Milano la stazione Cadorna e l’antistante piazza, decide di installarvi una scultura dello svedese Claes Oldenburg e della moglie, l’olandese Coosje van Bruggen: un ago e filo in acciaio e vetroresina multicolore, alti diciotto metri, un «omaggio all’industriosità dei milanesi». A Milano il mito della Gae era ed è tuttavia solido. Polemiche a Tokyo per il rosso-lacca dell’Istituto italiano di cultura: Tsuneo Watanabe, presidente del gruppo editoriale Yomiuri, ricevendo il ministro degli Esteri D’Alema nel febbraio 2007, lo ha definito «grottesco», sostenendo che «rischia di rovinare le relazioni tra Italia e Giappone». La Aulenti rispose: «Rosso è, e rosso rimane». Muore a Milano il 31 ottobre 2012.