Francesco Saverio Nitti nacque a Melfi, in Basilicata, nel 1868. Fu un politico Liberale, giornalista, economista e meridionalista di orientamento democratico. Come capo del governo affrontò la riforma elettorale, la questione fiumana e le trattative di pace di Parigi. Esule sotto il fascismo, nel dopoguerra fu promotore dell’Unione democratica italiana, membro della Costituente e senatore.
Di modeste condizioni economiche, si laureò in giurisprudenza nel 1890 e iniziò a collaborare con La Scuola positiva e Il Mattino. Liberale e sostenitore di una politica radicaldemocratica in direzione dell’espansione produttiva, diresse dal 1894 La Riforma sociale. Nel 1895 fu professore di materie economiche alla Scuola superiore di Portici e all’Università di Napoli. Si occupò in particolare dei rapporti tra Nord e Sud, divenendo tra i più ascoltati studiosi della questione meridionale. Nel 1907 fu eletto deputato e indirizzò la sua azione, anche in polemica con i provvedimenti particolaristici del governo Giolitti, verso interventi strutturali e di lungo periodo. Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio del governo Giolitti, Nitti contribuì alla creazione dell’Istituto nazionale delle assicurazioni e sostenne la modernizzazione produttiva del Mezzogiorno attraverso l’espansione delle società di elettricità. Fu poi ministro del Tesoro nel governo Orlando impegnandosi nello sforzo bellico e nella ripresa economica. Dal giugno 1919 al giugno 1920 fu capo del governo, alle prese con la riforma elettorale, con la questione fiumana (che riuscì solo in parte a comporre sul piano internazionale), con i tentativi di riformare i trattati di Versailles e, soprattutto, con i problemi economici e sociali del dopoguerra. Rieletto alla Camera nel 1921, divenne politicamente isolato e bersaglio delle violenze fasciste (fenomeno del quale non valutò appieno la portata), nel maggio 1924 emigrò in Svizzera e dal 1926 visse in Francia. Nell’agosto del 1943, a Tolosa, fu arrestato dalle SS e deportato nel Tirolo. Fu liberato nel maggio 1945, tornò in Italia e costituì, con Benedetto Croce, Orlando e Bonomi, l’Unione democratica italiana. Morì a Roma nel 1953.