fbpx
  • ESISTENZA – – EXISTENCE

    Edmonton 0ct 18 2015

    existence

    Maledette siano le premesse che hanno stregato un intero pianeta e l’hanno diviso in due. Una metà di loro è vostra, l’altra metà è sempre vostra. Vorrei poterla dire loro. Ma se è loro, ne consegue ch’è vostra. E così è tutto vostro. Bisogna augurarvi veramente il peggiore dei mali! Maledetti siano i dominanti del mondo di oggi che danno morte ai pensieri di chi ancora dovrà nascere. Maledetti governanti che, da buon protettori di animali domestici, hanno fatto sventrare l’intero pianeta dalla stragrande maggioranza dell’umanità nutrendola con le briciole delle loro ricche tavole.
    Non è il rapporto economico fra ciclo e salari reali che qui interessa. Preme piuttosto rilevare, oggi, come le nuove crescenti forme di lavoro sterile, create dallo sviluppo capitalistico, assumano un significato assai più legato al ruolo immediato, ricoperto nel processo di riproduzione sociale, che non alle potenzialità di maggiore e diverso sviluppo che pure esprimono. La crescita di una figura sociale infeconda serve infatti a sottolineare ulteriormente la funzione di unico produttore reale di ricchezza da parte della classe operaia e quindi una possibile chiave di volta ad un processo di trasformazione sociale e ad un nuovo sentiero da percorrere. Purtroppo non si nasce tutti geni come vorrebbe lo scrittore russo Leon Tolstoj: “Gli uomini di genio sono incapaci di studiare in gioventù perché sentono inconsciamente che bisogna imparare tutto in modo diverso da come lo impara la massa”. Per quelli che lo scrittore russo definisce “massa”, potersi ribellare significherà essere disposti a rimettere in discussione ogni aspetto della società, senza alcuna limitazione, abbandonando definitivamente il deleterio atteggiamento acritico-fideistico religioso, in luogo di un sano approccio scettico-razionale comunemente usato dalla scienza, al fine di ricercare ostinatamente e diffondere la verità. Albert Einstein scriveva: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. C’è di peggio, non solo i giusti se ne stanno a guardare, ma collaborano attivamente con i malfattori per realizzare quel disastro che abbiamo anche il coraggio di chiamare “il vivere sociale”. E’ vero, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo esiste perché una minoranza sanguinaria e parassitaria usava e continua ad usare altri esseri umani come mezzo per ottenere il fine del profitto e di conseguenza il dominio sugli altri. Ma, affinché lo sfruttamento avvenga è altresì necessario che all’interno della società ci siano individui disposti a farsi sfruttare, che convivono con altri che trovano normale tollerare lo sfruttamento. Non solo si va a cercare spontaneamente il proprio aguzzino sfruttatore, ma si è soliti ringraziare, e addirittura ammirandoli, rivolgendosi a loro con i termini di benefattori, datori di lavoro o imprenditori, guardandoli con senso di stima, di rispetto e forse anche con un po’ d’invidia, arrivando addirittura ad ambire alla loro posizione sociale. Sperando addirittura nella loro “comprensione”: ‘ Una tigre non perde il sonno a causa dell’opinione o condizioni di vita di un agnello’. Esistono tanti modi per sprecare la propria esistenza, ma quella di guadagnarsi uno stipendio come dipendente all’interno di un’azienda è uno tra i più stupidi, in special modo quando si tratta di un’azione consapevole e volontaria. Certo, questa frase detta all’interno di un sistema socio-economico che insegna alle persone ad ambire alla propria schiavitù potrà suonare un po’ strana, ma innanzi ad un’analisi distaccata risulta essere la realtà dei fatti. Ma a cosa serve parlare e desiderare la libertà all’interno di un sistema sociale folle, nel quale gli individui non possono seguire le proprie vere passioni, e sono invece costretti a fare ciò che garantisce un ritorno economico? Dov’è la libertà in una società che costringe a sacrificare la maggior parte del tempo della propria unica esistenza per lavorare obbligatoriamente? Per i protestanti è addirittura la chiave d’accesso al cospetto di Dio. Dov’è la libertà quando i potenti vampiri creano volutamente la scarsità, lasciando le persone senza un contratto di schiavitù e non si vede alternativa che invocare a gran voce il proprio sfruttamento, pur di non finire a dormire per nel sottoscala o nella rete fognaria del potere costituito? Chi sceglie il lavoro subordinato si auto-condanna a compiere quotidianamente gesta ripetitive e noiose che vengono svolte, per un tempo disumano, nel grigiore di una palazzina o di un grattacielo, in condizioni molto simili ai reclusi. Giorno dopo giorno il lavoratore subisce una ininterrotta forma di violenza, sperimentando una condizione di vita lontana anni luce dalle vere esigenze del suo essere “umano”. Questa coercizione impedisce l’evolversi delle sue potenzialità, nonché il vivere la propria vita con pienezza. Il gran numero di persone non si reca al lavoro gioiosamente. Ci si deve andare, costretti, tutti i giorni , indipendentemente dalla propria volontà, dalle proprie condizioni di stanchezza fisica e a prescindere dalle motivazioni, demandando al tempo del mai tutto ciò che invece potrebbe essere svolto durante l’orario di lavoro. Un giovane lavoratore, dopo pochi anni di lavoro si trasforma in un essere mediocre, in pieno decadimento fisico e mentale, che sopravvive per inerzia nella sua inutile esistenza da schiavo del Sistema. Con il passare del tempo il lavoro coatto induce molteplici problemi di tipo psico-fisico, andando a minare salute, felicità e capacità intellettive. Come se non bastasse il frutto del lavoro di ogni subordinato viene ripartito in modo fortemente iniquo; la sua paga è appena sufficiente a mantenerlo in vita, mentre tutto il resto viene destinato a soddisfare l’insaziabile esigenza di profitto di un ristretto numero di sfruttatori parassitari. Ci si reca scientemente a mendicare il lavoro per accaparrarsi il diritto di essere sfruttati al fine di generare utile per conto di altri, dovendo per giunta superare delle prove psico-attitudinali al pari di cavie da laboratorio, per poi trascorrere il resto della propria vita svolgendo lavori che non sono pensati per essere interessanti, divertenti o gratificanti. Spesso non sono neppure utili per la comunità, con modalità antitetiche alle reali esigenze di ogni essere umano ( caccia bombardieri, cannoni, navi da guerra bombe e quant’altro). Questo rappresenta una dinamica evitabile che non ha ragione d’esistere, che può essere condotta, volontariamente ed esclusivamente da uomini che sono stati abituati ad attribuire uno scarso valore a se stessi e alla propria esistenza. Nel futuro i prodotti dell’uomo non avranno più alcun valore, e la società potrà funzionare con uno scambio automatizzato delle merci tra tutte le persone interconnesse. La maggioranza degli esseri umani non sarà più indispensabili ai pochi potenti che, nei secoli ha continuato a creare problemi sociali come il crimine, l’ignoranza e l’apatia delle masse. Mantenere gli individui perennemente sotto un’autorità superiore fa sì che questi non siano più capaci di comportarsi autonomamente, senza un “leader” che dica loro cosa fare; inoltre qualsiasi capo cercherà sempre di mantenere il proprio potere, e quindi cercherà il più possibile di rendere i subalterni non autonomi e di creare in loro, come una necessità, la protezione dal crimine. Quindi, lo Stato non ha alcun reale interesse a risolvere i problemi sociali, perché altrimenti verrebbe meno il bisogno del potere. In un contesto siffatto si parla di amore, di fratellanza, di uguaglianza, ecc.. Chi è costretto o si lascia sfruttare non può né amare né amarsi. Non potrà esserci dignità fin quando anche un singolo individuo sarà disposto a tollerare il proprio sfruttamento o la propria privazione di libertà propria e non concessa; e non ci sarà nemmeno alcun rispetto né per se stessi né per il prossimo se l’uomo continuerà a lasciarsi abusare e a tollerare che lo sfruttamento avvenga nei confronti degli altri.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>