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  • DE MINIMIS…

    Beaumont sur Mer 16 agosto 2015

    DE MINIMIS NON CURAT URBANA ADMINISTRATIO(?)
    L’AMMINISTRAZIONE NON SI CURA DELLE QUISQUILIE

    deminimis

    Chissà perché, io credo che, quasi dappertutto e quasi sempre, alla prossima legislatura ci sarà una popolazione scontenta. Ci saranno delle risorse che saranno state spese, ed in abbondanza; si saranno realizzate delle “grandi opere” (strade ed edifici pubblici) che saranno servite solo ad arricchire sempre più i soliti e che non solo avranno dato scarsi o nulli benefici per la popolazione, ma avranno magari distrutto l’ambiente, una parte della storia cittadina e tolto risorse a tante piccole realizzazioni che saranno tralasciate per dare loro la precedenza. Già, le Grandi Opere Pubbliche. Quelle realizzazioni che costano alla popolazione almeno un ventesimo delle risorse di anno di gestione, che vengono effettuate perché diano gloria al promotore e che invece verranno ricordate in futuro come opere degradanti o veri e propri atti vandalici: anche recentemente costruzioni di vario tipo hanno deturpato o distrutto ambienti di valore storico o naturalistico. Per non parlare poi di quelle opere che, anche se ne è stata dimostrata la pericolosità, si fanno lo stesso perché tanto l’opera è stata finanziata…Come se il danno, sia quello diretto (derivante dalla loro realizzazione), sia quello derivante dall’uso delle risorse economiche destinate a quelle realizzazioni, non ricadesse comunque su di noi…Senza contare il fatto non certo secondario che quasi sempre la progettazione di queste Grandi Opere Pubbliche viene effettuata con criteri poco “umani”, col risultato che così si sottrae del prezioso spazio alla vivibilità urbana. In compenso sicuramente ciò che mancherà sarà la manutenzione. Infatti ditemi quanti programmi elettorali citano la manutenzione dell’esistente…Così le costosissime Grandi Opere Pubbliche dopo pochi anni, se pure di una qualche utilità, finiranno per diventare solamente delle rovine ingombranti o peggio( Il ponte sul fiume Kwai). Ed altre risorse dovranno essere destinate alla “sistemazione” ed alla “riqualificazione” di queste opere. Significa che sono state compiute delle scelte inadatte. E questo è capitato troppo spesso. Non sarebbe il caso di andarci coi piedi di piombo nel realizzare “Grandi” opere e cercare di vivere in un ambiente urbano mantenuto decorosamente dalla normale manutenzione?Amministrare un Comune è un’attività che, semplificando, dovrebbe essere simile all’amministrare una famiglia. Ci si occupa di decidere e di governare: prendere decisioni, fare delle scelte in funzione delle priorità ed emergenze impreviste. Decidere come “guadagnare” risorse per gli investimenti necessari allo sviluppo e al miglioramento del territorio: con gli oneri di urbanizzazione (facendo costruire case popolari)?, chiedendo allo Stato e alla Regione di contribuire in qualche modo. E poi… le Opere Pubbliche. Molti ci cascano, per cui occorre fermamente opporsi a questo tranello. Bisogna essere coscienti che per “creare” occasioni di lavoro non occorre certo percorrere la strada della realizzazione delle Grandi Opere di distruzione. Se, tanto per fare un esempio, invece di devastare il territorio si fosse speso qualcosa in più nel campo dell’istruzione e della ricerca, forse adesso non ci troveremmo, nel campo del lavoro, a far concorrenza ai paesi del terzo mondo…Adesso, che la disoccupazione è diventata intollerabile, il problema del lavoro viene affrontato da tutte le forze politiche nel solito modo: si chiede alle aziende private di produrre nel proprio comune. Occorre passare il più presto possibile alla produzione diretta di beni e servizi, per mezzo di opportuni Enti Pubblici, senza far troppo ricorso alle società private. Non sono qui a ricordare a tutti voi che leggete di cosa si parla. Le famose coop. Consociate. Sono troppi gli interessi economici: impegnano milioni di euro, i “progettisti” vengono retribuiti con una percentuale non indifferente del costo dell’opera, il che farà sì che questa sia realizzata nel modo più costoso possibile; per ogni appalto ci saranno innumerevoli subappalti in cui l’appaltante non realizzerà nulla, ma tratterrà nelle sue tasche una congrua percentuale, e così via… La manutenzione invece non è così redditizia. Questa visione molto miope di chi vede l’amministrazione non come un dovere verso la società, ma come mezzo di accrescere il proprio prestigio, se non il proprio potere, ha, diciamo pure fatto incazzare i cittadini, col risultato di generalizzare, e considerare anche tutti coloro che invece cercano di opporsi a questa situazione, dei correi del potere. Questa è una mentalità che si cerca di attizzare allo scopo di poter conservare il proprio potere. Consapevoli del fatto che, chi ha una mentalità propensa all’approfittare della situazione, attribuirà la stessa mentalità a tutti, trovano il terreno adatto per far credere che tanto sono tutti uguali… Inoltre anche chi non ha questa mentalità, ma cerca di riuscire a cambiare l’organizzazione sociale, viene spinto a considerare gli altri, che non hanno gli stessi pensieri, come nemici. Col risultato che alla fine, chi ha la mentalità dell’esercizio del potere trionfa perché il potere stesso è uno strumento di aggregazione, mentre chi ad esso si oppone viene isolato in visioni di partito a volte troppo ristrette. Quando si amministra, si ha l’obbligo e responsabilità di governare la “convivenza”. Farsi carico dei costi della stessa convivenza, di garantire a tutti, in qualsiasi momento i servizi base, gli strumenti necessari per affrontare e superare gli eventuali ostacoli e colmare le differenze e dove necessario, garantire supporto e assistenza ai meno fortunati. Chi amministra dovrebbe avere una visione d’insieme in cui i bisogni e la loro soddisfazione, non limitino i bisogni collettivi. Chi amministra è responsabile per lo sviluppo economico e la tutela dell’ambiente urbano e naturale. Chi amministra una cittadina come Amantea dovrebbe non solo permettere, ma favorire una vita sociale a dimensione d’uomo. Dovrebbe pensare anche a delle strutture pubbliche di socializzazione, sottraendo questa funzione ai centri commerciali che se ne sono appropriati, ovviamente canalizzando il desiderio di incontrare persone alle loro esigenze di vendita… E poi….e poi. Si fa un gran parlare della delinquenza spicciola, già cavallo di battaglia di molte amministrazioni precedenti, che propongono la repressione come mezzo per limitare questa piaga sociale. Questo tipo di delinquenza è proprio generata dal tipo di organizzazione sociale che essi impongono: una società basata sull’avidità infinita (assioma delle teorie del liberismo economico) e del vedere ogni altra persona come competitore e nemico (altro assioma di quelle teorie). Non basta affiggere sulle mura del Municipio “ Qui la N’Drangheta non entra” come se questa, operando da anti vudù risolvesse la problematica di collusione fra istituzioni e malavita.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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