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  • Da ridere ad nauseam

    Beaumont sur Mer 25 april 2017

    daridadnaus

    Per mia scelta non scrivo molto di “politica”. Non perché non mi interessi, anzi… ed ho anche precise idee in merito. Ma troppi ne parlano già. Siamo sommersi da opinionisti più o meno improvvisati, analisti più o meno competenti.
    Oggi tuttavia sento l’irrefrenabile impulso, quasi un dovere, da cittadino, di esprimere il mio personale malessere, il mio disappunto, il mio desiderio di aria pulita, di una politica meno corrotta, di dibattiti sugli ideali e non sugli interessi. Avrei voglia di usare tutte le mie energie in una battaglia di recupero dei valori civili che stanno sul letto di morte. Avrei tanta voglia che si organizzasse una nuova Resistenza. Penso spesso a quella generazione di donne e di uomini che in nome di un ideale hanno combattuto a costo anche della loro vita. Auspico il recupero del senso della “cosa pubblica”, dell’idea che si deve concorrere al suo mantenimento proprio perché una sua parte appartiene a me. Forse dovremmo comportarci, come si fa con ciò che ci appartiene: la casa, l’auto e oggetti vari. Leggevo un post di Silvio Clemente su Facebook, nel quale lo stesso era convinto che dalle prossime elezioni verrà fuori la “migliore Giunta” perché eletta dal popolo. Di questo non era convinto, tanti anni fa, neanche un allenatore geniale e impetuoso come il triestino Nereo Rocco, l’indimenticabile “Paròn”, quando alla vigilia di una partita delicata tra il suo piccolo Padova e la grande Juventus, a un giornalista che gli augurava “vinca il migliore”, rispose convinto: “Speremo de no”. Considerato che “il sistema rappresentativo è una procura data a un certo numero di uomini da parte della massa del popolo, che vuole difesi i suoi interessi e al tempo stesso non ha il tempo per difenderli da sé” la delega della sovranità e, quindi, il conferimento di poteri mediante elezioni a soggetti politici esige idonei contrappesi. Tante, tantissime, troppe chiacchiere interne. E’ bene informare, si tratta del nostro paese ma in questi giorni regna la confusione, almeno da quello che si legge sul Gazebo di Campaiola. Chi sfiducia e abbandona la nave, chi se ne va, chi ritorna e ridiventa ancora una volta il protagonista della scena, ruolo in realtà mai abbandonato anche quando era dietro le quinte. A parte il mondo, cos’altro vorreste che finisse? Io qualche idea l’avrei: gli sparaballe, i corruttori, i dispregiatori del diritto, i terrorizzati dalla morte che frequentano giovinezze comprabili e mettono fard sulle rughe e capelli arancioni sulla pelata. I populisti che sanno parlare solo alla pancia e hanno l’impudenza di chiamarla cuore. Gli omini di burro che fanno la spola fra il Paese dei gonzi e quello dei balocchi, e se lo spread sale, dicono, chi se ne frega. I grilli sparlanti che furono comici e adesso affermano senza sorridere: sono così democratico ma così democratico che se qualcuno dei miei ha qualche dubbio in proposito vada pure fuori dalle palle (oh yes!). Vorrei che finissero anche quelli come me, che appena gli sparaballe, corruttori, dispregiatori terrorizzati populisti ritornano in scena ormai solo come maschere grottesche, gli ringhiano addosso, accampando la scusa che sono ancora pericolosi mentre sono soltanto funzionali al desiderio rassicurante di continuare a parlare e a indignarsi delle stesse cose. Però vorrei che finissero anche quelli tra di voi che hanno ricominciato a parlare indignandosi di loro. Parimenti, tuttavia, non vanno sottaciute le responsabilità di cittadini la cui propensione all’apatia e alla deresponsabilizzazione atrofizza ogni capacità di cognizione politica. Se, come sempre più sovente accade, essi votano rappresentanti nei quali non si riconoscono del tutto, ma da cui discordano meno rispetto ad altri, la delega conferita sulla base di una fiducia non piena dovrebbe indurli a una verifica più oculata su quanto viene loro presentato come scelta maggiormente vantaggiosa: esperti indipendenti dalla politica offrono a chi sia interessato, anche se non “addetto ai lavori”, critiche qualitativamente argomentate sull’operato dei pubblici decisori. Infine, alcuni media, troppo attenti a farsi portavoce delle contrapposte posizioni e poco impegnati a priori ad analizzarne nel dettaglio le implicazioni, hanno contribuito a rendere il voto non “stupido”, bensì “razionalmente ignorante”. I cittadini, poco avvezzi a pretendere dai propri rappresentanti trasparenza circa ragioni, atti e obiettivi misurabili delle loro proposte, non possono poi reclamare un diritto di ripensamento, su l’eventuale “errore” (non si è mai troppo severi verso la propria persona) commesso può consentire loro, in prosieguo, una maggiore consapevolezza nell’esercizio delle prerogative democratiche di cui sono titolari. I cittadini, poco avvezzi a pretendere dai propri rappresentanti trasparenza circa ragioni, atti e obiettivi misurabili delle loro proposte, non possono poi reclamare un diritto di ripensamento, lagnandosi del risultato di proprie scelte poco “informate” e che consentono lo scrollarsi di dosso le responsabilità. Questo è il sistema democratico. “Sic semper erat et sic semper erit”. Così è sempre stato e sempre sarà.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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