Beaumont sur Mer Marzo Pazzo 2016
Se non potessi scrivere le cose folli che penso… e dirle ad alta voce…….
La commedia della vita è difficile e contorta. Qualcuno che ogni mattina si alza con un piano e una psiche totalmente diversi risulta talmente mutevole da poter adattarsi a qualsiasi tipo di racconto, in qualsiasi epoca. In questo modo si può passare da bugiardo a buffone maligno. Attualmente, occupa una posizione che equivale più o meno al braccio destro di satanasso. Però anche questo può cambiare. Trama complessa, da commedia degli equivoci depurata della sua macchinosità, sottoposta a limatura, fino a farne uno studio di comportamenti, una riflessione leggera sulla passione amorosa.
Il fottuto dualismo tra ragione e sentimento tipico dell’essere umano. Un classico, come il ‘dispetto d’amore’, del retaggio passivo di una tradizione, della immane fatica dell’umano che cerca un ordine ideale in cui collocare presente e passato, in una tensione senza tempo pur consapevole della propria contemporaneità, del proprio essere. I flirts, i malintesi subito dopo dissipati, i dispetti bonari e quei rimproveri “affettuosi, le tenere furtività, la passione; tutte le traversie immaginate sull’amore, per poi regalarsi la gioia di allontanarle. Tutto questo vortice non riusciva a mascherare la Sua raffinata sensibilità. Faceva anche bella mostra di una vanità sublime e candida. Quando si pensava che volesse punire nel far mangiare pane raffermo, ecco che arrivava con la marmellata. “Sei sempre il solito”; “Mi hai deluso”. Sono solo alcuni “attestati di stima”. Ipercritica sul modo di essere e agire dell’altro e che, permettendolo, avrebbero potuto influenzare negativamente la di lui esistenza.
Un Paradiso. Un luogo dove potersi svegliare al mattino in uno stupore di gioia, ammirato dalla folle fortuna di essersi innamorato di una donna nel paese più bello del mondo. Senza diritti perché appagato dall’amore, senza doveri dato che dava tutto sé stesso all’ amore. Macché; non si trattava di arrampicarsi sugli specchi sacri: ci stava già e si rifiutava di scendere. Voleva vivere in pieno etere fra gli aerei. Poi, ben lontano dall’attaccarsi alle mongolfiere, impegnava tutto il suo zelo nel colare a fondo, suolandosi le scarpe di piombo. Con qualche briciola di fortuna gli è anche accaduto, a volte di sfiorare, su sabbie nude, delle specie sottomarine sconosciute. Molte altre volte, nulla da fare: una irresistibile leggerezza lo tratteneva in superficie. Avendo l’altimetro non funzionante propriamente, si ritrovava ad essere a volte giocoliere, a volte sommozzatore, spesso le due cose insieme. Si ritrovò ad abitare in aria per abitudine e a rovistare il fondo senza alcuna speranza. Sommamente repellenti sono le sue fragili e inutili nozioni di ordine e sanità mentale.
“La morte non conta un cazzo quando ti serve un posto per dormire.”
Gigino A Pellegrini & G el Tarik