Roma 2 luglio 2017
C’è un aspetto importante che va oltre il prendere atto che viviamo in una società di narcisisti patologici. Freud, ma anche Jung, sapevano bene che il narcisista per un terapista è quasi incurabile, perché non vede gli altri, e vive in una sorta di delirio dove conta soltanto quello che si fa, il proprio aspetto, e il successo che si riscuote.
Vanità Illusione. Docile si arrende al dio migliore.
Vanità è uno ” stato mentale “, un “mood” che devi condividere da dentro, è un modo di essere , è amore per la natura e per l ambiente, è un voler essere sano e bello!
Sulle colline che confinano con Amantea viveva un lince. Ogni volta che passava vicino ad una pozza d’acqua non perdeva l’occasione di specchiarvisi. “Come sono bello!” diceva ogni volta tra sé.
“Ho un muso elegante, e le orecchie, poi, sono meravigliose. Nessun gatto ha le orecchie più slanciate e maestose delle mie!” Non si sarebbe mai allontanato dall’acqua, tanto gli piaceva ammirarsi in essa. Erano proprio le sue orecchie che lo rendevano fiero, Aveva anche gambe lunghe e snelle, ma a quelle non badava, perché anche i suoi simili le avevano uguali. Apprezzava quell’ornamento ai lati della testa a tal punto che, in caso di disgrazia, avrebbe preferito spezzarsi una gamba piuttosto che rovinarsi le orecchie.
Ma venne il giorno in cui dovette accorgersi quanto fosse sbagliato il suo modo di ragionare. Era l’alba, e il gattone era appena uscito dal suo rifugio notturno per cercare un po’ di cibo. Stava attraversando una radura, quando udì alcuni spari lontani e subito dopo un abbaiare furioso. Stavano arrivando i cacciatori! Vi fu un fuggi fuggi generale ed anche il gattone selvatico si mise a correre per nascondersi nel bosco. I cani intanto, fiutata la sua presenza, lo inseguivano, cercando di raggiungerlo.
“Presto, gambe mie!” pensava tra sé il gattone. “La mia salvezza dipende da voi! correte veloci!”
Le sue zampe facevano il loro dovere e lo portarono velocemente fino al bosco. qui finalmente l’animale poté respirare. Si sentiva ormai al sicuro. “Ora penetrerò nel fitto del bosco” si disse; “mi nasconderò ed i cani non mi troveranno più.”
Ma mentre così pensava, le sue bellissime e lunghe orecchie appuntite si impigliarono in un cespuglio di rovi ed egli s’arrestò di colpo. Si udivano i cani abbaiare sempre più vicino. Allora il lince, preso dal terrore, incominciò a scuotersi e dimenarsi per liberare le orecchie impigliate nel roveto fino a strapparsele, prima che i cani riuscissero a raggiungerlo.
Il narcisismo è una condizione psicologica, e in questo caso “identitaria”, che caratterizza l’uomo moderno e consiste nella disposizione dell’individuo a vedere il mondo come uno specchio, come una proiezione delle proprie paure e dei propri desideri. Il primo e quasi unico comandamento dei narcisi è “farsi vedere”. Narciso, nella mitologia greca, si specchia nell’acqua beandosi di se stesso, e per i narcisi la visibilità viene prima dell’ammirazione, precede il giudizio di valore altrui. Farsi vedere è più importante che piacere. I social network moltiplicano le occasioni per dare mostra di sé. Un tempo, per essere visto, il narciso doveva accontentarsi della passeggiata sul corso della cittadina, al bar del centro, alle feste, ma sui social l’evento è permanente, il flusso di immagini è continuo. Esserci è l’anfetamina del narciso. Si nota benissimo in politica, dove su Twitter, i politici tendono a esprimersi su qualunque fatto di attualità: non è importante ciò che dicono, ma essere presenti.
“Guarda nel tuo specchio e di’ al volto che vi vedi
che ora è il tempo per quel volto di formarne un altro;
se ora tu non ne rinnovi il fresco aspetto,
inganni il mondo, e una madre privi di benedizione.
…O qual è l’uomo così fatuo da voler essere la tomba
dell’amor di se stesso, arrestando la sua posterità?
Tu sei lo specchio di tua madre, ed ella in te
rimemora il leggiadro aprile del suo rigoglio;
e così dalle finestre della tua vecchiaia tu vedrai,
a dispetto delle rughe, questo tempo tuo dorato.
Ma se tu vivi per non essere ricordato,
muori solo, e la tua Immagine muore con te.”
Gigino A Pellegrini