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  • A BOCCE FERME

    Beaumont sur Mer 17 gen 2017

    abocfer

    Adesso che tutti si preparano alla carnevalata delle elezioni future, ho contato almeno 10 signori/e che si propongono come futuri sindaci, con i loro sfarzosi costumi e i loro lodevoli principi e i loro incrollabili atteggiamenti buonisti e onesti, che prefigurano come sempre il bene della collettività, ho pensato che sarebbe utile ricordare loro e a tutti gli Amanteani alcuni diritti, rigorosamente sempre disattesi da tutte le amministrazioni fino ad oggi. Partiamo dal diritto di avere servizi che l’Amministrazione dovrebbe garantire alla cittadinanza. I servizi pubblici locali sono quei servizi di interesse generale, volti a soddisfare i bisogni di una comunità non solo in termini economici, ma anche in termini di promozione sociale. Fra i principali, quelli che vengono definiti a rilevanza economica, vi sono il servizio idrico, quello di igiene urbana, l’erogazione dell’energia elettrica, l’illuminazione pubblica. E poi quelli di rilevanza non economica, o appunto di promozione sociale: ad esempio, gli asili comunali per l’infanzia, la mensa e il trasporto scolastici, il trasporto pubblico locale, l’assistenza sociale, la gestione degli impianti sportivi comunali, così come del teatro o della biblioteca comunale. I servizi pubblici locali devono essere erogati dagli Enti locali, ossia Comuni, Consorzi pubblici, Province, Regioni, e tutti gli enti che amministrano localmente il bene pubblico per conto e secondo le leggi dello Stato. In alcuni casi, i servizi sopra elencati sono sempre più spesso  “esternalizzati”, ossia gestiti da soggetti privati o attraverso società partecipate dal Comune, aventi capitale, e non solo,  interamente o prevalentemente pubblico. Con il processo di esternalizzazione, che ha investito il settore dei servizi pubblici sin dall’inizio degli anni Novanta, le Amministrazioni pubbliche si sono trasformate da semplici erogatori diretti del servizio ad interpreti dei bisogni dei cittadini utenti e responsabili del loro soddisfacimento attraverso “idonei operatori privati”. Con l’esternalizzazione nel sistema dei servizi, si sono venuti a distinguere due differenti posizioni e funzioni: da un lato l’ente locale con la sua attività di indirizzo e controllo, dall’altro il soggetto erogatore incaricato di organizzare materialmente in servizio. Nel caso dei servizi esternalizzati, l’ente locale si dovrebbe occupare dell’effettiva e corretta erogazione del servizio come previsto contrattualmente, limitandosi a verificare gli aspetti prestazionali e non quelli organizzativi interni del gestore. E’ sotto gli occhi di tutti come quello di appaltare i servizi sia divenuto fin dall’inizio un serbatoio di malaffare e voto di scambio. In teoria, quello di appaltare i servizi ai cittadini, dovrebbe essere svolto attraverso una serie di strumenti di rilevamento e controllo da parte delle amministrazioni del bene pubblico,  che dovrebbero garantire un reale e costante monitoraggio delle prestazioni erogate e dei loro risultati. Il soggetto gestore, detto anche affidatario, dovrebbe eseguire  gli indirizzi e gli obiettivi fissati dall’amministrazione pubblica e, sulla base di questi, organizzare ed erogare il servizio, garantendo il conseguimento degli standard di prestazione pattuiti. Il rapporto tra Ente locale e soggetto gestore dovrebbe essere regolato attraverso il contratto di servizio o il capitolato di appalto. Gli appalti pubblici di servizi sono contratti a titolo oneroso, cioè non gratuito, stipulati tra un’azienda di servizi e un’amministrazione. La mensa scolastica, o il servizio di pulizia delle strade, la manutenzione della rete fognaria,  sono tipici esempi di servizi affidati in appalto a una ditta/impresa cooperativa. Purtroppo, i cittadini utenti, seppur destinatari delle prestazioni oggetto del contratto di servizio, non rivestono la qualifica di parti contraenti e dunque sono “fuori” da questi accordi, anche se concorrono alla copertura dei costi del servizio, attraverso la fiscalità generale e il pagamento della tariffa. Per ovviare in qualche modo a questa lacuna, è stata introdotta la Carta dei servizi, che oltre a contenere gli impegni assunti dal gestore del servizio nei confronti dell’ente locale, così come previsto nel contratto di servizio, esplicita anche i diritti degli utenti e gli impegni che il gestore assume nei confronti dell’utenza. è per questo che la Carta della qualità dei servizi, quando è stata introdotta nel 1994, fu presentata come uno strumento di garanzia per il cittadino. In essa, infatti, si prevedevano i meccanismi di tutela e di rimborso da corrispondere all’utenza qualora il servizio erogato risultasse inferiore, per qualità e quantità, ai livelli prefissati. Uno dei modi per esercitare i nostri diritti di cittadini, utenti dei servizi pubblici della nostra città, sarebbe quello di conoscere, informarsi sulle condizioni contrattuali generali, sugli standard previsti per l’erogazione di un servizio, sulle procedure per inoltrare un reclamo ed ottenere eventualmente un rimborso o risarcimento. . In genere, l’amministrazione dovrebbe aggiudicare gli appalti sulla base di due criteri: o unicamente quello del prezzo più basso oppure il criterio del rapporto fra l’offerta più vantaggiosa sotto il profilo economico ed altri aspetti, come la qualità, il merito tecnico, le caratteristiche estetiche e funzionali, il termine di consegna o di esecuzione, il grado di coinvolgimento degli utenti. Ovviamente a noi cittadini interesserebbe che la pubblica amministrazione adottasse sempre, nell’aggiudicare gli appalti dei servizi pubblici, il secondo criterio che lascia spazio anche al nostro intervento. Lamentarci del bus scolastico che arriva in ritardo o della mensa scolastica che serve pasta scotta e fredda, l’assenza di illuminazione in alcune strade, non è sufficiente. Sempre più spesso notiamo che con la semplice lamentela si ottiene ben poco. Certo lamentarsi è un primo passo, alla nostra voce spesso si unisce quella di altri, vittime come noi della scarsa qualità dei servizi della propria città. E i cittadini diventano un coro: ma poi? Cosa si può fare per andare avanti, far sentire a chi di dovere queste voci e contribuire a migliorare i servizi di cui usufruiamo? Forse bisognerebbe impegnarsi in prima persona per la tutela di beni universali, come la salute, l’ambiente, e i servizi di cui dovremmo usufruire quotidianamente. Tutto questo dovrebbe far riflettere ognuno di noi prima di andare alle prossime elezioni comunali. In tal modo si riuscirebbe in parte a tutelare i diritti della collettività e contribuire ad evitare il ripetersi di situazioni di disagio e di soprusi.

    “Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno”. (Jacques Lacan)

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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