Edmonton nov 5 2015
Scegliere. Scegliere da che parte stare, ovviamente. Scegliere tempi e spazi dell’agire , naturalmente. Ma scegliere tante altre cose, scegliere con chi e per andare dove. Scegliere l’abito, scegliere i gesti, scegliere i silenzi, scegliere i sessi, scegliere lo stile, scegliere di includere, scegliere di lottare, scegliere di rinnovare, scegliere di scontentare, scegliere di farsi da parte.Scegliere le parole e scegliere il tempo. Sono solo alcune delle scelte che la persona dovra’ compiere se ambisce a rappresentare qualcosa di più della propria conservazione e della propria sopravvivenza. Scegliere le parole e scegliere il tempo. Per secoli ormai,la persona umana non ha scelto, o ha scelto di non scegliere: si è nascosta in stanchi rituali o, peggio ancora, ha pensato di trovare la propria essenza nel realizzarsi unicamente come una debole controparte ad un sistema oppressivo e dominante come quello che si sta vivendo in questo momento. Un presente metamorfico, un conflitto esclusivo ai vertici di interessi e di relazioni apparentemente contrapposti. Una storia raccontata dal pensiero dominante. Da una parte l’establishment, la finanza, dall’altra gli individualisti, gli arrampicatori, i profeti, i riciclati e riciclabili e quelli, e sono tanti, non piu’ necessari. Non esiste più un blocco sociale compatto, ma un mondo sconosciuto, frammentato, disorganico, che fa fatica a percepire e percepirsi, che vive all’interno di una nuova composizione di classe. Milioni di persone in tutto il mondo che vagano senza garanzie e tutele: disoccupati, pensionati, non si sa per quanto tempo ancora e lavoratori a singhiozzo. In un vortice esistenziale siffatto, ci si muovera’ sempre piu’ con difficolta’ alla ricerca di risposte. L’ignoto, naturalmente, presenta sempre elementi che sono assenti in cio’ che e’ familiare. Quantificare i rischi, soprattutto quelli intangibili, sara’ complesso e complicato. Un obiettivo primario della matemizzazione delle scienze sociali che e’ un fenomeno piuttosto recente. Le % di questo e di quello. Lo scambio di sicurezza e “rischio” e’ diventato un filo costretto a passare attraverso molti dualismi creati dallo scegliere. Le scelte “sicure” si identificano con quelle familiari di una vita apparentemente tranquilla e che chiaramente mal si sposa con il nuovo e l’inusuale. Scelte che si correlano con uno status quo immobile, con il mantenimento dell’equilibrio e con la promozione della “profondita’ dell’esperienza”. A tutto questo si contrappone l’ ignoto, l’inesplorato , il dinamismo, il non bilanciato. Tutte cose, queste ultime, non molto gradite alla persona pacata con una forte avversione al nuovo e al rischio,cosi tipicamente e umanamente conformista. Molte di queste persone neanche soffrono la perdita di tante opportunita’, semplicemente perche’ neanche le cercano e, quel che e’ peggio, raramente riescono a scoprire come sarebbero andate le cose. Per ampliare la propria conoscenza, l’uomo dovrebbe allontanarsi da tutto ciò che gli è noto e ricercare nell’ignoto. Puo’ scegliere, quindi, se diventare un esploratore o se barcamenarsi lungo le strade tracciate da altri e far parte dei milioni di “mangia cake” come efficacemente vengono definiti dagli italocanadesi. Sta arrivando il gelo dovrei, forse, cercare un riparo. Con un po’ di fortuna forse trovero’ ospitalità in qualche rifugio lungo il sentiero. Ma quando arrivera’il gelo? E quanto intenso sara’? Come sopravvivero’ alle rigide temperature invernali? Le paure si stanno avvicinando ad una velocità folle, come un branco di cavalli imbizzarriti spinti da un potere oscuro. Quale sentiero sara’meglio scegliere? Quello intricato, ombroso, poco battuto ma più affascinante, oppure quello più sicuro, luminoso, ben segnalato ma più noioso? Poche le certezze, tanti i dubbi.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik