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  • LA MALEDIZIONE DI UN QUARTIERE

    malquart

    Beaumont sur Mer 29 luglio 2015

    Il termine “maledizione” evoca immagini di stregoneria, di magia nera, o le storie di Dennis Wheatley, ed alcuni film di scarso valore. Si tratta, è comprensibile, di un termine che non amiamo utilizzare per quei momenti, ed ogni menzione alla dannazione di un intero quartiere tende a provocare ilarità isterica. Tuttavia, è pur vero che la mitologia antica su cui si basa la nostra cultura mediterranea e di cui è permeata la nostra psicologia, ha preso molto sul serio il concetto di malaugurio, senza associarlo a streghe o a riti malefici occulti.
    Il termine “maledizione” ha origine oscure in inglese, ma utilizzando un dizionario etimologico si evince la derivazione da una parola anglosassone che significa “ira, collera”. Sappiamo che per la prima volta l’uso di questo termine venne utilizzato a partire dall’ XI secolo: maledizione della Dea, collera del Dio.
    Pertanto una divinità in collera infligge una maledizione in risposta ad un comportamento umano errato. Le proprie radici hanno origine nel passato, tuttavia essa predetermina il futuro. Molti di noi non pensano che una maledizione gravi sulla propria gente, quali che siano le difficoltà attraverso cui passiamo. Alcune persone mostrano segni evidenti di schemi ripetitivi, che possono implicare, di frequente, doni della sorte e buona fortuna, così come sfortuna e patologie. Ciononostante, su alcuni gruppi di persone sembra gravare un carico drammatico maggiore. Questo sembra riguardare anche una particolare strada di Amantea in provincia di Cosenza. La strada è lunga 400 metri e porta un nome pieno di insidie, scomodo e in qualche misura ingannatore: Giuseppe Garibaldi. Il tanto celebrato eroe dei due mondi, che però non riuscì a diventare eroe-unificatore del Sud e del nord di una penisola chiamata Italia, chiese a migliaia di meridionali di donare per quella causa il loro bene più prezioso: la vita! A distanza di quasi un secolo e mezzo, gli abitanti di questa alquanto sinistra via, che va dalle Scuole Elementari fino a mare, passando sotto un piccolo tunnel delle Ferrovie dello Stato senza luce, sono chiamati a pagare un prezzo altissimo per il semplice fatto di abitare in via Garibaldi. Un prezzo che in qualche maniera viene addebitato all’atto di quel Giuseppe che consegnò ad un Re Savoiardo, in quel di Teano, la terra ancora calda di sangue fumante di quegli uomini che credettero in lui e ai suoi ingannevoli ideali repubblicani. In ogni singolo centimetro di questi 400 metri di “asfalto” si nasconde una minacciosa trappola: ratti di fogna voraci, vampiri volanti camuffati da zanzare, acqua che sgorga dalle sue viscere che all’ignaro sconosciuto potrebbe apparire come petrolio greggio. Purtroppo si tratta di acqua inquinata e putrefatta col suo odore rancido e nauseabondo che penetra anche negli indumenti intimi. A questi si è aggiunta una fontana “naturale” con uno zampillo di acqua fognante alto 3 metri . E’ successo ieri notte, quando all’improvviso il tubo della rete fognaria è “esploso” e alcune abitazioni sulla “dannata” strada sono state irrorate dal melmoso e nauseabondo liquido.
    Nel mito, la maledizione si presentava come punizione da parte di una divinità in collera che ricadeva sui discendenti di uno o più membri della comunità in seguito ad una offesa arrecatagli. Inoltre, la maledizione o pena, era intimamente legata all’Oracolo di Apollo, e la maggioranza di queste ultime nel mito coinvolgevano un membro o l’altro della collettività, che consultavano l’Oracolo alla ricerca di aiuto o di un vaticinio per il futuro. Nonostante si trattasse di un retaggio del passato, la maledizione rappresentava il fato, ed implicava profezie su ciò che sarebbe avvenuto.
    Aveva il potere di rendere vano qualsiasi sviluppo individuale potenziale, rendendo così le persone un mero veicolo per la manifestazione della maledizione. Solamente mediante la comprensione delle parole pronunciate dall’Oracolo, nell’accettazione del fato decretato, e nell’espiazione secondo le volontà della divinità, si poteva riscattare la maledizione o neutralizzarla. E’ inevitabile che i protagonisti della Tragedia Greca non giungessero né a comprendere né ad accettare l’oracolo. Ancor meno si adoperavano per una corretta espiazione. Gli individui potevano sia non essere a conoscenza della maledizione, che sentirsene esente, e, ciononostante, andare incontro ad un destino tanto imposto quanto scelto – conseguenze ereditate, strettamente intrecciate alle scelte compiute nel presente per creare un futuro predeterminato. Gi atti di vera prepotenza, le angherie e gli insulti, che i circa 500 abitanti di questa “strada” subiscono da sempre, vengono elargiti di volta in volta dall’ Amministrazione comunale di turno come quella attuale che, nel rispetto della tradizione, ignora, anzi guarda con disprezzo ai figli-abitanti di quel Giuseppe Garibaldi che tanto nocumento arrecò ai meridionali. La Giunta, a conoscenza della sopracitata maledizione si è guardata bene a scendere a valle e percorrere i famosi 400 metri. Le uniche presenze vere e attive, nel controllare il tentativo di bonifica di tutta l’area, erano quattro persone che indossavano la divisa della Guardia Costiera che vigilavano sul prosciugamento di un piccolo lago artificiale di merda sulla spiaggia che in parte era finito in mattinata nel mare di Ulisse. Un importante quesito si pone per gli Astrologi, qualora nel tema natale si riescano ad identificare le tragedie alla sorgente e neutralizzarle prima che queste si ripetano. Poiché, se si prende seriamente in considerazione la possibilità di un’eredità psicologica distruttiva, corre l’obbligo di considerare le implicazioni di una previsione astrologica. Ahimè, nel mito, una maledizione impone una forma di espiazione senza la quale continuerà a scatenarsi ferocemente sui successori.
    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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