Beaumont sur Mer 27 maggio 2017
A meno di due settimane dal voto in città, mi è stato chiesto di non essere sempre così “disfattista” e di considerare non si capisce molto bene cosa. Il primo pensiero che mi viene, dovuto a l’amore per il paese dove sono nato, è il seguente.
Potere e arroganza vanno spesso a braccetto, e in particolare se si tratta di un cosiddetto “politico” locale e meridionale. Ancor più seccante se il potente di turno, arrogante e prepotente si rivela anche cretino, una sommatoria i cui effetti sono letali. Leonardo Sciascia, che di arrogantemente stupidi, stupidamente arroganti ne incontrò parecchi, compilò una sorta di “classifica”, delle “disgrazie” che possono capitare in un crescendo rossiniano: 1) L’invidia dei colleghi. 2) Gli intrighi. 3) Disprezzo dei potenti. 4) L’imbecillità. 5) L’imbecillità più il fanatismo. 6) L’imbecillità più il fanatismo più lo spirito di vendetta. Non capita solo al singolo, anche ai paesi; che la Calabria sia un paese strano dove può capitare di tutto e di tutto capita, è cosa di sfolgorante evidenza. Chi scrive non ha remore ad ammettere che non sa spiegare ad amici stranieri quello che accade in Calabria. Non lo saprebbe spiegare, del resto, neppure a un italiano, non lo sa spiegare bene neppure a se stesso. Tutto questo accade perché l’Italia della democrazia è più forma che sostanza. Non basta, infatti, che i cittadini votino perché un paese si possa dire democratico. Il banco di prova è costituito dal controllo che si può esercitare sull’operato dei propri rappresentanti. Il controllo sul comportamento dei politici locali è evanescente, basterebbe riscontrare le entrate ufficiali con il tenore di vita, e chiederne conto. Ma non lo si fa, potenti e prepotenti si credono onnipotenti. Perché un dirigente politico si comporta in modo così arrogante? c’è una sola risposta: perché siamo “Noi” che glielo permettiamo. Questo avviene per diversi motivi, per ignoranza, interesse, ma principalmente per sfiducia in noi stessi. A tutti i livelli le persone perbene dovrebbero impedire il malcostume. Non sono convinto che siano in minoranza, al contrario le persone perbene in questa cittadina tirrenica sono certamente la maggioranza, solo che non conoscono ancora la loro forza. Dall’altro lato della strada, l’arroganza dei conoscitori del nulla, pieni di auto-ossessioni, è straordinaria come il loro ignorare che la stragrande maggioranza delle persone – e il numero cresce giorno per giorno- conosce molto di più sul mondo e su cosa veramente stia accadendo tra quelle pedine politiche che servono il sistema basato su una bolla. Gli arroganti cercano di contrastare questo dato di fatto dando vita a un’atmosfera illusoria, nella quale il mondo continua ancora a girare nel modo in cui vogliono. Se qualcuno gli ricorda come stanno veramente le cose, non potranno far altro che infuriarsi. L’essenza di questi spacconcelli fatti in casa è l’ostentazione della propria superiorità rispetto a tutte le regole sociali, morali, legali e al giudizio della comunità. L’arrogante agisce sempre in modo tale da dimostrare agli altri che può fare ciò che vuole. Generalmente, dietro la sua apparente sicurezza, mostra dei problemi relazionali destinati a peggiorare con il trascorrere del tempo. I prepotenti hanno mancanze relative a determinate abilità appartenenti alla cosiddetta “intelligenza emotiva” e, in particolare, risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell’empatia. Anche il riconoscimento delle proprie emozioni appare basso e, poiché la consapevolezza dei propri stati emotivi è fondamentale per un’adeguata gestione della vita affettiva, quest’ultima risulta connotata da reazioni emotive istintive che prendono il sopravvento su ogni alternativa ragionata. Le dimensioni linguistiche ridotte sembrano essere direttamente connesse alla tendenza a mettere in atto, costantemente, comportamenti aggressivi quando si verificano situazioni relazionali ambigue, dal momento che non esistono sufficienti capacità di dialogo utili al chiarimento di situazioni problematiche. E quali sono le paure più profonde del prepotente-arrogante? Soprattutto, direi, quella di fallire. Il fallimento non è contemplato, il fallimento cambia tutto, il fallimento non permette al sé consolidato di confermarsi. Il fallimento è una rivoluzione di ciò che lui è, lo rende simile agli altri: instabile, confuso, disorientato e incapace di guardare con certezza al futuro. Con il voto dell’11 di Giugno gli Amanteani hanno la possibilità di far fallire questi signorotti. Gli Amanteani hanno la possibilità di punire chi vuole a tutti i costi primeggiare e fargli scoprire di essere una nullità. Penso che sia giunto il momento di dare una sonora lezione a questi arroganti e buffoni ciarlatani.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik