Beaumont sur Mer 28 mar 2017
Intorno alla mezzanotte la pioggia cessò, le nuvole scomparvero e il cielo si popolò ancora una volta con incredibili lampade di stelle. Il vento smise di rumoreggiare cupamente e non si udiva nessun rumore eccetto la goccia d’acqua che attraverso fessure raggiungeva il basso, foglia dopo foglia, sulla roccia color ferro. L’aria era fredda, umida, e limpida; e anche il suono dell’acqua era indifferente. Me ne stavo disteso, rannicchiato sulla pallida spiaggia con Aiz nella mente e il flusso dell’acqua del fiume che si estendeva sulla superficie del mare, palmo dopo palmo. Il bordo dell’Ulisse divenne una striscia fosforescente che avanzava minuziosamente, insieme alla grande ondata dell’alta marea. A tratti la limpida acqua rispecchiava il cielo terso e le luminose costellazioni. La linea di fosforescenza sporgeva sui granelli di sabbia e sassolini; poi improvvisamente li accettò con una sillaba non udibile, proseguì il suo cammino. All’improvviso il mio pensiero venne depistato da una voce che sommessamente mormorava: “Una costellazione è ognuna delle 88 parti in cui la sfera celeste è convenzionalmente suddivisa allo scopo di mappare le stelle. I raggruppamenti così formati sono delle entità esclusivamente prospettiche, a cui la moderna astronomia non riconosce alcun reale significato. Infatti nello spazio tridimensionale le stelle che formano una stessa costellazione possono essere separate anche da distanze enormi, così come diverse possono essere le dimensioni e la luminosità, viceversa, due o più stelle che sulla sfera celeste appaiono magari lontanissime tra di loro, nello spazio tridimensionale possono essere al contrario separate da distanze minori di quelle che le separano dalle altre stelle della propria costellazione, durante un ipotetico viaggio interstellare non riusciremmo più ad identificare alcuna costellazione, e ogni sosta vicino a qualunque stella ce ne farebbe identificare semmai di nuove, visibili solo da tale nuova prospettiva”. Molti corpi ed oggetti celesti conosciuti in antichità, sono stati protagonisti di leggende mitologiche. Infatti, presso i greci, la maggior parte di essi era stata battezzata con i nomi delle loro divinità, che poi successivamente furono importati ed adattati dai romani alle loro tradizioni e mantenuti sino ai nostri giorni. Il culto dei pianeti risale invece ai babilonesi che si dedicavano allo studio ed alla previsione delle configurazioni planetarie, convinti com’erano che tutto ciò influenzasse il destino dell’uomo. La striscia lattiginosa che taglia il cielo, e che noi sappiamo essere la nostra galassia, per i greci rappresentava del latte perso da Era mentre allattava Ercole che versandosi si sparse nel cielo. Quest’ultimo infatti, era figlio di Zeus ed Alcmena la quale, per paura di ritorsioni da parte della consorte del re degli dei, lo abbandonò subito dopo la nascita. Zeus, che teneva molto al neonato, fece in modo con la complicità di Atena che la moglie stessa lo trovasse fra i campi, la quale inteneritasi prese immediatamente ad allattarlo rendendolo immortale. Sdraiato sulla sabbia mi sentivo sereno ed appagato perché avevo assolto ai miei doveri con serietà e scrupolo. Mi restava quel pizzico di ossessione derivante dal desiderio della perfezione. Il carattere riservato mi impediva di mostrare i veri sentimenti nei confronti di Aiz. A volte provavo persino paura dell’amore, intimamente però, avevo bisogno di lei e delle sue labbra sulle mie. Sentii un fruscio. La donna più bella dei mortali con la sua chioma quasi d’oro, gli dei la stavano rapendo per portarla in cielo perché servisse da coppiere a Zeus in eterno. Aiz molto timorosa, fece voto, di sacrificare agli dei gli splendidi capelli. Così avvenne, la chioma fu recisa e fatta appendere nel tempio di Afrodite. Un bel giorno però Lei scomparve, nella più grande costernazione della Corte e mia. Tutti i sapienti convocati per cercare di svelare il mistero sulla incomprensibile scomparsa furono incapaci di indicare la minima traccia. Un famoso astronomo, Conone, ebbe però l’idea giusta: prendendo un gruppo di stelle amorfe (come si chiamavano quelle che nei cataloghi non erano raggruppate in costellazioni) appena dietro il Leone, costituì una nuova costellazione, spiegando ai presenti che i capelli della bella Aiz erano lassù, in cielo, portati dagli dei che, non avendo mai visto nulla di più bello, li volevano sempre vicini a loro sottraendoli al mio viso e alle mie dita.
Sometimes a moment is all you need to forget a life, but sometimes a life isn’t enough to forget a moment.
James Douglas Morrison.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik