Beaumont sur Mer 1 dic 2016
La Storia finisce sempre col mettere nella loro luce i meriti o demeriti degli uomini.
Qualche tempo fa il Professor Stefano Rodotà, un calabrese degno di tale nome, si chiedeva: “Quali sono i doveri dell´uomo pubblico? Quale dev´essere la sua moralità? Possono convivere vizi privati e pubbliche virtù? Può il politico coltivare la pretesa di stabilire egli stesso fin dove può giungere lo sguardo dei cittadini? E soprattutto: qual è il rapporto tra verità e politica nel tempo della comunicazione globale?”.
Quando il gruppo “Rosa Arcobaleno” se ne andava in giro per le strade di Amantea a chiedere i voti a quelli che sarebbero da lì a poco stati i propri elettori, prometteva, innanzitutto, di amministrare la cosa pubblica come un buon padre/madre di famiglia. Un buon padre/madre di famiglia, per i suoi figli, per la sua famiglia pretende il meglio. Per far sì che il meglio sia il prodotto finale avrebbe dovuto sfruttare al meglio le potenzialità economiche (e non solo) che aveva a disposizione. Quando lo stesso gruppetto prometteva di amministrare la cosa pubblica come un buon padre/madre di famiglia prometteva di amministrare al meglio il denaro pubblico a disposizione, promettendo di non sperperare inutilmente nemmeno un centesimo di quel patrimonio. Un buon padre/madre di famiglia non poteva permettersi di non sapere la fine dei propri soldi. Un buon padre/madre di famiglia avrebbe dovuto controllare ogni centesimo di spesa del proprio bilancio familiare per far si che si potesse produrre il meglio con il meno. Un buon padre/madre di famiglia non si sarebbe mai sognato di dire “non sapevo”. Quando un amministratore pubblico sostiene di non sapere ammette, usando un eufemismo, la propria inadeguatezza ad amministrare la cosa pubblica. Bisogna sapere che chi si prefigge come obiettivo (abusare del ruolo che dovrebbe vederli agire in favore della cittadinanza) certamente ha imparato a tendere insidie, dissimulare gli intenti, mistificare, ingannare, rubare, rapinare e abusare del proprio ruolo di amministratore. Questo convincimento garantisce loro una presenza non più generica, ma “Divina” , del ruolo che cosi viene svolto non più nel nome e nel solo interesse del popolo. Ma in quello personale, come avviene oggi nell’Italia repubblicana, dove ha messo piede una burocrazia tiranna e auto-referenziale. In grado di gestire anche le scelte di chi deve governare, ormai, sotto la loro più totale soggezione. La grande farsa ebbe inizio con la fine del conflitto mondiale e la Repubblica Parlamentare. Dalla elezione mediata del parlamento Nazionale, il mandato imperativo e revocabile, la riduzione del diritto amministrativo a rango di diritto civile; tutte cose che avrebbero dovuto favorire le istanze dal basso e l’iniziativa popolare. Questo lo si affermava nel momento in cui si affacciavano più forti sulla scena politica nazionale i grandi movimenti di massa, come il socialismo e l’anarchismo, uniche e sole idee, a base popolare, che si opponevano all’individualismo ed al liberalismo. Nell’ambito degli umani diritti e doveri, la liberal-democrazia affermava che il diritto era la facoltà di fare o di non fare una cosa, che doveva essere unita al dovere degli altri di rispettare la cosa che la persona faceva o non faceva. Chiaramente tutto questo è lontano anni luce dagli interessi prevalenti di chi gestisce la Cosa Pubblica in questo nostro Paese che si affaccia sul mare di Ulisse utile solo, ormai, ad una esteriorità pubblicitaria. Bisognerebbe che Sparaballe, per una volta, invece di andarsene in giro, per le strade infreddolite del paese, a diffondere la novella del potere, dovrebbe rientrare al calduccio del Municipio e dire ai suoi padroni che la tanto decantata democrazia non è solo governo del popolo, ma governo “in pubblico”. In questa semplice e profonda autenticità, sta l´inammissibilità delle loro menzogne, che si trasforma proprio nella pretesa di non rendere conto dei propri comportamenti da parte di chi ha liberamente scelto di uscire dal rassicurante spazio privato per essere protagonista nello spazio pubblico.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik