Sempre alle pendici delle Rocciose 3 nov 2016
Rigiro tra le mani una tazza decorata da cuoricini colorati colma dell’ennesimo caffè americano sulla veranda della mia dimora albertina ai piedi delle Montagne Rocciose. Il mio pensiero è tornato indietro nel tempo. Durante gli anni dell’università, per aumentare la mia capacità di concentrazione, avevo provato un farmaco sperimentale datomi da un amico della facoltà di neurologia. Un simile farmaco veniva usato anni dopo dai militari americani in Iraq e Afghanistan per restare svegli e vigili per giorni. Ero uno che non si rassegnava ai limiti che l’evoluzione aveva imposto fino ad allora sull’uomo in termini di potenzialità e durata della vita da sveglio. Un Calabrese. Data la straordinaria estensione delle trasformazioni che si stanno verificando, non è facile indicare in modo certo la dimensione specifica di questo cambiamento, che possa dare un’idea esaustiva di ciò che sta accadendo.
Ovvero: esistono vari “rischi esistenziali”, dal riscaldamento climatico alla tecnologia fuori controllo, e bisogna occuparsene prima che loro si occupino di noi. Ironia della sorte Bill Gates, in una lettera aperta, mette in guardia da un futuro prossimo in cui le macchine potrebbero superare gli uomini dal punto di vista cognitivo. “Non necessariamente una singola macchina più intelligente di un umano, ma anche un’intelligenza collettiva che cumulativamente lo supera”.
Sempre nell’ambito di una visione “democratica”, il presidente Obama qualche tempo fa dichiarava che il compito di un governo è spesso di spostare il timone di soli 2 gradi a est o a ovest per poi, magari dieci anni dopo, far sì che il Paese si ritrovi da tutt’altra parte. Mentre se provi a virare di colpo di 50 gradi la nave si ribalta. Quello che desiderano tutte le democrazie occidentali, è restare ancorate al sistema vigente di imperare sulle persone con una disposizione da parte di questi ultimi a obbedire. La causa efficiente, dunque, del potere non sarebbe né più né meno che la disposizione a obbedirgli da parte del popolo.
Stiamo entrando nel vivo della questione del prossimo futuro dell’umanità e ci ritroviamo nel Sud in particolare nel nostro amato paese, a contestare un’Amministrazione Giurassica con strumenti dell’epoca, ignorando tutto ciò che ci circonda e utilizzando la nuova tecnologia semplicemente nel “postare” su FB “ciò che non funziona nel nostro paese”, invece di utilizzarla nel capire e denunciare, questi personaggi da cartone animato e la loro incapacità o volontà di non usufruire di risorse che vengono messe a disposizione dei giovani meridionali. Dimettendosi per poi potersi insultare a vicenda come vecchie baldracche. O ancora, in maniera pacatissima, richiamare il sindaco e la Giunta, ad un comportamento “consono”. Roba da scompisciarsi per giorni. Un emerito cittadino, sempre su FB, si lamentava di una fottutissima grondaia. Non è mia intenzione imbarcarmi in una valutazione complessiva della visione del potere, ma solo dare alcuni suggerimenti che attenuino la contrapposizione usuale. Piuttosto, si vuole solo presentare una traccia schematica di quanto è condiviso e incontroverso sulla situazione attuale nel Meridione. In altre parole, l’invito a guardare con attenzione ai meccanismi del potere moderno, possono essere occasione non solo per una ribellione o una critica distruttiva delle istituzioni di potere della contemporaneità.
Tutte le relazioni sociali vengono attraversate da modalità di potere, e il potere ingloba e include anche la “resistenza”, si fa per dire, al potere stesso: resistenza e potere sono reciproche, almeno quando si tratti di un sapere-potere, e il potere presuppone sempre spazi di libertà di chi vi è coinvolto, al contrario del dominio. Ecco l’idea dell’abitudine all’obbedienza come elemento distintivo della collettività: quando un numero di persone (sudditi) si pensa che abbia l’abitudine di obbedire ad una persona, o ad un insieme di persone, descritti in maniera certa e nota (governanti), tali persone prese nel loro complesso (sudditi e governanti), si dice che siano in uno stato di società politica. Quando si pensa che un numero di persone ha l’abitudine di avere una relazione reciproca, ma, nello stesso tempo, non ha quella stessa abitudine di cui abbiamo parlato sopra, allora si dice che è in uno stato di società naturale. Le relazioni fra soggetti divengono relazioni di potere, dove chi è soggetto a un potere esercita a sua volta un potere su altri, e viceversa – e si perde il centro da cui irradia il potere, e la distinzione fra governante e governato svanisce. Per tale motivo, l’opposizione al potere non può più assumere la forma di “progetti” di riforma delle istituzioni, di ingegneria istituzionale, ma deve piuttosto manifestarsi all’interno delle relazioni di micro-potere, sfruttando tali relazioni medesime, evitando i grandi progetti rivoluzionari, e privilegiando le rivolte individuali o di gruppo, su singoli momenti e in specifiche occasioni: la resistenza dev’essere sempre resistenza locale. Quando un gruppo, una minoranza o un popolo intero dice: “Non ubbidisco più”, di fronte a un potere che giudica ingiusto, rischia la vita – questo movimento mi sembra irriducibile. Perché nessun potere è capace di renderlo assolutamente impossibile. Qualcuno l’altro giorno, sempre su FB, citava l’ex presidente Pertini il quale incitava i cittadini a cacciare via, gli amministratori corrotti e incapaci, a pedate e con i bastoni.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik