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  • HALLO – WEEN

    Alle pendici delle Rocky Mountains  31 oct 2016

    hallw

    Nessun uomo entra mai due volte nelle stesse acque, perché l’acqua non è mai la stessa, ed egli non è lo stesso uomo. Anche se si tratta del Mare di Ulisse, il mare è l’acqua più pura e più impura. Per i pesci che la popolano è potabile e permette loro di vivere, mentre per gli esseri umani è imbevibile e nociva. Il filosofo greco Eraclito traeva origine dalla consapevolezza del mistero che circonda l’umanità, ma anche dall’impotenza di squarciare il velo della non-conoscenza. Da tale buio proviene l’angoscia esistenziale, schiacciata dalla volontà di indagare, di risolvere razionalmente gli interrogativi che opprimono gli esseri umani. La risposta da alcuni è ritenuta impossibile, altre volte una falsa soluzione è prospettata dal possesso dei beni terreni, mezzi per godersi la vita, eludendo il fine ultimo. E il tempo impietoso trascina i suoi passi e non concede tregua. Inseguendo le ombre di sogni impossibili e brancolando tra i tentacoli dei problemi sociali e individuali, l’uomo alla fine solamente si accorge che il suo percorso sta per volgere al termine e spesso capita che non abbia neppure la possibilità di avvedersene, fulminato sul sentiero della vita dalla sorte avversa, senza aver avuto la possibilità  di trovare risposte.

    Forse una storia era destinata a durare perché non era una storia d’amore. Era una storia di pioggia e di sole, di vento e di calma, d’attesa e passione, d’amicizia e condivisione, di tempo e concretizzazione, di sintonia e incomprensione, di silenzi e rumori. Non era una storia d’amore. Era una storia. Con dentro l’amore. O, forse, era amore. Con dentro una storia… Così l’uomo scopre, avendone l’opportunità, che Lei manca ma non si può dire. Manca al di là del mancabile. Manca il fatto di non poterle dire che manca. Allora la follia induce a scrivere su di un foglio bianco con una penna senza inchiostro, per scrivere, urlando,  che Lei non c’è in maniera spropositata. Senza lasciare spazio tra le parole, perche una tale mancanza non consente fiato. Si continua a scrivere, pur senza inchiostro su carta bianca, un foglio bianco, vuoto, senza Lei. La Sua mancanza è la più presente di tutte le assenze.

     Gli elementi fondamentali che caratterizzano il mondo in cui l’uomo è costretto a vivere sono il mutamento, il divenire e la contraddizione. Forse è questo il messaggio che il filosofo greco lanciava attraverso i suoi oscuri poemi, nei quali cercava di parlare ad una società profondamente mutata e che non sembrava disposta ad ascoltarlo. La guerra è il padre del mondo, diceva Eraclito, e la realtà è un perpetuo fluire e trasformarsi di tutte le cose. Lo stato di quiete che appare a volte nelle cose, in realtà non è altro che un precario equilibrio fra forze opposte. E’ come una lucida follia, oppure l’oscura chiarezza. Il tutto privo, in apparenza, di qualsiasi senso logico.  L’uomo è riuscito a inventare tutto tranne la soluzione ai mali gravi, alla melanconia alle assenze e alla morte. Vivere allora si trasforma in un atto imposto di cui pesa la scelta all’origine, sicuramente diversa se fosse stata concessa, in un fantasiosa ipotesi, la libertà di decidere se affacciarsi alla vita oppure no. E i macigni in cui il passo inciampa durante il cammino esistenziale sono tanti e diversi tra loro.E alla fine ci attende l’abisso. “O viva morte, o dilettoso male,/come puoi tanto in me, s’io nol consento?” come scriveva Francesco Petrarca. Allora ci vorrebbe qualcuno che ci facesse capire che la conciliazione degli opposti non può essere compiuta solo nel pensiero, ma anche nella realtà sociale. Biasimando la mentalità bigotta, i comportamenti superstiziosi della gente o l’uso di adorare delle immagini  che è lo stesso che parlare col muro.

    In piedi davanti al mare
    meravigliato della propria meraviglia:

    io un universo d’atomi
    un atomo nell’universo.

    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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