Beaumont sur Mer luglio 2016
Interi popoli sono in movimento in tutto il pianeta e in modo particolare in Africa, nel vicino Oriente, nell’Asia centrale e nell’Asia del Pacifico. Fuggono da guerre, stragi, povertà; hanno come destinazione i Paesi e i continenti di antica opulenza, suscitando rari sentimenti di accoglienza e molto più frequentemente reazioni di chiusura e respingimento. Non è il caso della Cooperativa “Attivamente” di Amantea. Per i ragazzi che hanno deciso di onorare il termine “ospitare”. Per questi straordinari ragazzi il rifugiato è una persona che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato. Il rifugiato è anche chi essendo apolide e trovandosi fuori dal suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. Al loro arrivo dieci giorni orsono mi son trovato insieme a questi ragazzi appartenenti alla Cooperativa quando è arrivato un pullman con dei rifugiati. Uno di loro, un Eritreo, nello scendere dall’autobus, mi si è rivolto in inglese dicendomi: “Non sono pericoloso, sono in pericolo”. Questo suo dire mi ha portato alla mente ciò che qualche tempo fa si chiedeva un amico in Rai. Si domandava come fu possibile che i tedeschi degli anni Trenta non si fossero accorti dell’Olocausto, come poterono voltarsi di fronte al dramma degli ebrei e delle minoranze in genere. Ebbene, concludeva, è nello stesso identico modo nel quale noi ci voltiamo di fronte a questo scempio. Non ci sono i reticolati dei campi di sterminio, ma c’è un confine. Non ci sono i forni, ma navi piene di corpi in fondo al mare. Non ci sono i gerarchi in divisa nera, ma ci sono politici in camicia verde. Non ci sono sfilate militari, ma silenziosi contractor ingaggiati a tempo pieno. Non ci sono le leggi razziali, ma la sospensione di Schengen. Non ci sono i treni piombati, ma campi profughi nelle stazioni. Non ci sono i nasi aquilini, ma c’è la scabbia. Oggi alcuni di questi rifugiati, insieme ai ragazzi della Cooperativa Attivamente, hanno deciso di pulire il centro Storico di Amantea. Nel periodo di permanenza di questi giovani rifugiati verrà insegnato loro l’italiano, affidata qualche mansione di interesse sociale e per chi decide di restare, si cerca la possibilità di un lavoro. Non ci si può più nascondere davanti a tragedie di questa portata. Questo è quello che spinge questi giovani Amanteani della Cooperativa “Attivamente” ad aprire gli occhi e riconoscere i problemi della nostra epoca, migrazioni dovute a guerre, estremismo, miseria, fame e cambiamenti climatici. Non possiamo pensare di arrenderci o soccombere ma nemmeno di nascondere il problema o scaricarlo sul vicino, bisogna avere il coraggio di essere adulti, chiamare tutti alle responsabilità e chiamare le cose con il loro nome. Evitare di girarsi dall’altra parte regalando migliaia di disperati al lavoro nero e alla criminalità organizzata. Quello che è sicuro è che in un contesto simile siamo tutti responsabili. Ognuno di noi, nei propri spazi sociali e digitali, fa informazione. E quindi partiamo da noi: abbiamo il dovere di fare qualcosa. Di impegnarci per quanto possibile a diffondere anticorpi contro questo veleno fatto di mancanza di empatia verso la miseria e la tragedia di altri esseri umani e di razzismo esibito, ostentato in maniera trionfante e spavalda. Belati di pecora giungono dai pendii rocciosi, dalla costa arriva il mormorio del mare e intanto da qualche parte l’utopia dei giovani della Cooperativa è diventata realtà. Nel 2010 il regista tedesco Wim Wenders è venuto in Calabria per girare un documentario sul problema dei rifugiati. Ma dopo aver sentito del paese dei rifugiati, ha deciso di raccontare la storia di Riace con una pellicola dal titolo “Il Volo”. “La vera utopia” ha dichiarato Wenders lo stesso anno, in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della riunificazione delle due Germanie. “Non è stata la caduta del muro di Berlino, ma la convivenza serena della gente di Riace”. Oggi questo ruolo anfitrionico spetta ad Amantea che, attraverso questi suoi giovani di cui andar fieri, ha l’opportunità di mostrare la propria generosità, ospitalità e umanità a questi altrettanto giovani rifugiati scampati alle profondità del Mediterraneo. In questa Cittadina, tra brulle pareti rocciose di un antico, dimenticato splendore, e il mormorio del mare ho scorto frammenti di un mondo migliore.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik