Beaumont sur Mer giugno 2016
Il consueto malcostume di tutti i regimi liberal democratici è la mancanza di una via di mezzo tra l’eccessiva confidenza eccezionalmente testimonianza ad alcuni depositari del potere e l’ombrosa diffidenza di cui la più parte è vittima. Questi sentimenti di fiducia o diffidenza si espandono negli altri cittadini come una epidemia, fortificandosi man mano attraverso il riflesso vicendevole di tutte le fiducie simili tra loro, così come di tutti i sospetti. E’ questa la maggioranza degli Amanteani? A volte sospetto di sì e mi viene una enorme tristezza e uno sconforto abissale. Comprendo come un tale pensiero possa risuonare negli animi come una critica disfattista e senza motivo, in un periodo così denso di problemi dove dovrebbero essere il positivismo e la voglia di fare i sentimenti dominanti. Purtroppo qui, in quello che avrebbe dovuto essere uno dei luoghi più belli della Calabria, in questa cittadina adagiata sulla riva del mare di Ulisse, le cose sono andate di male in peggio negli ultimi 50 anni. Proprio in questi giorni, gli amanteani fanno finta di non vedere ciò che sta succedendo su di un pezzo di costa a sud della città. Qualcuno sta lavorando alacremente, giorno e notte, con mezzi pesanti e non per recintare un pezzo di costa pubblica appartenente al demanio dello Stato. Chi sta “pulendo” e recintando non è lo stato né il comune ma qualche privato. Non un mecenate ma qualcuno che trarrà profitto da questa situazione con l’arrivo dell’estate. Già esiste un altro pezzo di suolo pubblico di cui si è appropriato il gestore di un albergo “la Scogliera” . Questa evidente sottrazione ai cittadini è stata denunciata l’anno scorso per cui chi scrive è stato anche minacciato di morte dallo stesso gestore del sopracitato albergo. Riprendendo il discorso, il nuovo tentativo di appropriazione di terreno demaniale riguarda una striscia di costa di circa 2 chilometri che va dal ponte della “Tonnara” alla scogliera di Coreca. Striscia di costa bellissima che gli amanteani non potranno più frequentare gratuitamente. Questo, probabilmente, dovuto ad una eventuale “svista” (non ce ne siamo accorti) da parte di tutte le autorità competenti, incluso gli amministratori comunali e il suo dirigente responsabile dell’Ufficio demaniale. Ecco perché mi sento di definire “vigliacco” e “codardo” il paese dove sono nato. Altro che paese di eroi, navigatori, scrittori e musicisti. Siamo diventati un Paese di servi, cialtroni, collusi, ignavi ed anche egoisti vigliacchi. E per reprimere quel senso di colpa che ci tormenta diventiamo buonisti. Ce ne freghiamo se il vicino di casa è malato o anziano che ha bisogno di un minimo di considerazione. Ci irritiamo se qualcuno bisognoso della nostra semplice comprensione ci limita anche un centesimo di grado di libertà. Libertà che spesso vuole dire insolenza, arroganza, sopruso. Poi, quando tentiamo di alzare la testa per reagire, ecco arriva lui: lo Stato. Lui, nostro nemico. Ci sta educando alla non azione. All’ignavia. Poi non ci si può meravigliare se i vigliacchi non alzano un dito a dare aiuto a persone bisognose . Vigliacchi che hanno perso ormai ogni riferimento. Che non hanno neanche il coraggio per vivere nella realtà. Invece di tentare un’azione esclamano “doveva capitare proprio a me?” E viscidi, si dileguano. Noi pavidi, schiavi delle nostre incertezze, siamo la causa principale del declino di questo povero Paese. A nostra “insaputa” siamo diventati strumento dei delinquenti più sfrenati. Siamo diventati il grimaldello di chi ci manda alla deriva. Siamo diventati gli escrementi di una società putrida governata da altrettanti putridi soggetti scelti da noi. E pensiamo di lavarci la coscienza con la preghiera di rito a quelli che vengono chiamati “migranti” alla messa della domenica, sfoggiando l’abito nuovo? O giocando a fare i compagni con i soldi che non abbiamo guadagnato. E chi può fronteggiare questa situazione se non lo straniero che pare uscito dall’inferno? Ci ha pensato Clint Eastwood nel lontano 1973 con il film “High plains drifter” pessimamente tradotto con “Lo straniero senza nome”. Sono sempre più convinto che il regista-attore americano avesse in mente proprio Amantea nel realizzare questo film. Al personaggio deus ex machina del film viene promesso credito illimitato e la possibilità di poter fare tutto quello che vuole, e ne approfitta promovendo a sindaco e sceriffo nonché suo aiutante il nano del paese, facendo sloggiare tutti gli ospiti dell’albergo per stare più comodo, scopandosi le mogli dei “timorati” paesani, facendo dipingere tutte le case e la chiesa di rosso, cambiando il nome delle cittadina sul cartello all’ingresso del paese in “Hell”, inferno. All’arrivo dei “cattivi”, da lungo tempo atteso, “il vendicatore” scompare nel nulla, proprio come uno spettro, e il villaggio sembra consegnato ai nemici. Ma l’Eastwood regista è tutt’altro che monocorde e spesso sorprende con impennate più stilizzate, come, in questo film, la potente e notturna resa dei conti finale, dove, nel villaggio incendiato, lo straniero, armato di frusta, nei chiaroscuri della fotografia di Bruce Surtees, assume sempre più le sembianze spaventose di un fantasma, o comunque di una creatura ultraterrena. Rientrato in città completamente ridipinta organizza il “bentornati” ai tre, con tanto di tavolata a festa e di esposizione di uno striscione di benvenuto; fa preparare i cittadini allo scontro ma, nel momento in cui i tre arrivano sparando, nessuno reagisce e molti vengono uccisi, mentre lo straniero si era allontanato lasciando che i cittadini si arrangiassero. La sera tutti i cittadini vengono radunati nel saloon dai tre banditi, che nel frattempo avevano dato fuoco a mezzo paese, ma all’improvviso uno dei tre viene trascinato fuori da una frusta e, mentre gli altri due esitano ad uscire, questi viene ucciso a frustate dallo straniero. La frusta viene gettata dentro il locale ed i due complici escono facendosi scudo delle persone, ma non trovano nessuno e rimangono soli dopo che il gruppo è fuggito a seguito di un lancio di candelotti che però non scoppiano; i due si trovano anche senza cavalli, nascosti dallo straniero, ed allo scoperto e vengono uccisi dall’uomo uno dopo l’altro. Lo straniero in ultimo viene salvato da Mordecai, un nano da lui preso in simpatia, che uccide il proprietario dell’albergo che aveva tentato nella confusione di sorprenderlo alle spalle. Il giorno dopo lo straniero riparte, solo, nonostante il sorriso compiacente di Sarah. Purtroppo gli Amanteani, come Clint Eastwood, attendono da sempre l’uomo della provvidenza, che qualche volta, purtroppo, si identifica anche nell’uomo forte o nell’idiota di turno che ha in mano le ricette miracolose per risolvere i problemi del paese. E ciò è dovuto anche al decadimento della politica, di cui i cittadini hanno colpe non indifferenti per aver abbandonato la cultura politica ed essersi limitati a rimirarsi nello specchio e curare il proprio orticello. E’ chiaro che non tutti gli Amanteani sono così, ma non è possibile, qui, mettersi a fare la distinzione tra buoni e cattivi.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik