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  • Aurora Sanseverino

    Aurora Sanseverino

    Aurora Sanseverino fu una delle poche poetesse meridionali. Di nobili origini, appartenente all’illustre casato dei Sanseverino, nacque a Saponara (l’odierna Grumento Nova, in provincia di Potenza), da Carlo Maria Sanseverino, principe di Bisignano e conte di Saponara, e Maria Fardella, contessa di Paceco. Il suo nome è probabilmente ispirato ad un dipinto del tempo realizzato dall’abate Giovanni Ferro, intitolato L’Aurora, in cui era raffigurata una bellissima fanciulla che spargeva fiori sul mondo. Fin da bambina ebbe una personalità sveglia e intelligente, dedicandosi agli studi di svariate discipline come latino, filosofia, pittura e musica ma la sua vera passione fu la poesia. Su pressione del padre, un primo matrimonio, molto precoce, avvenne il 25 dicembre 1680, all’età di 11 anni, con il conte Girolamo Acquaviva di Conversano, ma durò solo qualche anno poiché rimase subito vedova e senza figli. Ritornò a Saponara per un breve periodo e compì diversi viaggi con il padre, a Palermo e Napoli. Il secondo matrimonio avvenne il 28 aprile 1686 con Nicola Gaetani dell’Aquila d’Aragona, conte di Alife, duca di Laurenzana e principe di Piedimonte, a cui diede due figli, Cecilia e Pasquale. L’evento fu celebrato con una cerimonia fastosa a Saponara, in cui venne anche organizzato dal padre un dramma pastorale intitolato Eliodoro. Dopo il matrimonio, si trasferì nella dimora del marito a Napoli, città all’epoca caratterizzata da un’intensa vita culturale. Nella sua casa napoletana ospitò vari poeti, musicisti e pittori, dando così vita ad un noto salotto letterario. Oltre alla letteratura, fu un’abile cacciatrice, partecipando a battute di cinghiale sui monti del Matese. Per suo volere vicino a Piedimonte fu costruito un piccolo teatro ed ella stessa partecipò come attrice a qualche rappresentazione. Di formazione musicale e letteraia, entrò nel 1691 a far parte dell’Arcadia romana, col nome di Lucinda Coritesia, e nel 1703 della Colonia arcadica napoletana Sebezia. Ebbe la fortuna di avere come maestri uomini illustri e celebratissimi del secolo, come Leonardo da Capua, il Calabrese e il Vico. La Sanseverino frequentò anche l’Accademia degli Spensierati di Rossano in Calabria, presieduta da Giacinto Gimma, in cui conobbe artisti come Baldassarre Pisani e Andrea Perrucci. Fu anche parte integrante della Colonia Sebezia di Napoli e dell’Accademia degli Innominati di Bra. L’opera della Sanseverini, composta per lo più di poesie appassionate e vivaci. Morì nel 1726, all’età di 57 anni. Fu sepolta nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, da lei fatta edificare. Gran parte della sua produzione è andata perduta, con soli pochi sonetti e alcuni stralci di commedie musicali a testimoniare la sua attività letteraria. Nel 1700, il teologo e poeta Carlo Sernicola dedicò a lei e suo marito Nicola D’Aragona l’opera Ossequi poetici. Giacinto Gimma la definì “una delle dame più letterate del secolo”.

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